Sondaggi: una battuta d’arresto, una conferma e un ritorno inaspettato

Sondaggi politici di aprile: poche scosse ma tanti segnali da interpretare
I sondaggi più recenti sulle intenzioni di voto in Italia non portano con sé rivoluzioni clamorose, ma offrono comunque spunti interessanti che meritano attenzione, soprattutto per ciò che riguarda le dinamiche interne al centro politico.
La Supermedia aggiornata, relativa al periodo tra il 3 e il 16 aprile, rivela un quadro apparentemente stabile, ma con variazioni che, seppur contenute, indicano movimenti rilevanti sotto la superficie.
Azione in crescita: un ritorno che fa rumore
Uno dei dati più interessanti che emergono da questa nuova rilevazione è il recupero di Azione, il partito guidato da Carlo Calenda. La formazione politica, spesso collocata nell’area centrista e riformista, fa registrare un incremento di oltre mezzo punto percentuale. Questa crescita, seppur modesta in termini assoluti, risulta significativa in un contesto dove anche piccoli spostamenti possono determinare nuove alleanze e strategie.
Il recente congresso nazionale del partito, svoltosi a fine marzo, sembra aver dato nuova linfa ad Azione. L’evento ha visto la partecipazione di figure istituzionali di rilievo e ha segnato un punto fermo per l’identità politica del partito. Tra gli interventi più rilevanti, spicca quello di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, nota per le sue critiche verso la linea di Elly Schlein. La sua presenza ha simbolicamente rafforzato la distanza tra Azione e il Partito Democratico, sottolineando una chiara volontà di differenziazione politica.
Il polo centrista prova a ricomporsi
Il consolidamento di Azione non è un caso isolato. Sommando il consenso attribuito ad Italia Viva di Matteo Renzi, i due partiti centristi tornano a sfiorare il 6%, un risultato che non si vedeva dai tempi delle ultime elezioni europee. Se si aggiunge anche +Europa, la coalizione liberaldemocratica potrebbe toccare l’8%, confermandosi come un polo politico non trascurabile e con un peso crescente nel dibattito pubblico.
Questa possibile alleanza centrista potrebbe rappresentare una sfida tanto per il centrosinistra, attualmente in fase di ridefinizione, quanto per il centrodestra, soprattutto nel caso in cui il polo liberale riuscisse a proporsi come interlocutore credibile per gli elettori moderati e riformisti.
Fratelli d’Italia si rafforza, il PD perde leggermente
Sul fronte dei partiti principali, Fratelli d’Italia continua la sua ascesa. La formazione guidata da Giorgia Meloni registra un incremento dello 0,5%, raggiungendo così il 29,4%. Questo rafforza ulteriormente la sua posizione di leadership nel panorama politico nazionale e consolida la fiducia degli elettori verso la premier e il suo partito.
Al contrario, il Partito Democratico mostra un leggero arretramento. Con un calo dello 0,4%, il PD si attesta al 22,3%. Sebbene la flessione non sia drammatica, segnala comunque una difficoltà nel recuperare consenso stabile, nonostante le molteplici iniziative della segretaria Elly Schlein per rilanciare l’identità progressista del partito.
Movimento 5 Stelle fermo al palo
Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 12,1%, senza variazioni rispetto alla precedente rilevazione. Questo dato potrebbe indicare una fase di stagnazione per il partito guidato da Giuseppe Conte, che non riesce né a perdere né a guadagnare terreno in un contesto politico sempre più fluido.
Anche l’alleanza rossoverde, che in teoria dovrebbe rappresentare una nuova proposta ecologista e di sinistra radicale, continua a rimanere ai margini del discorso pubblico, con un peso elettorale insufficiente a emergere in modo significativo.
Centrodestra avanti, centrosinistra in difficoltà
Analizzando le coalizioni, il centrodestra continua a godere di buona salute. Con un 48,5% complessivo, guadagna lo 0,6% rispetto alla precedente rilevazione. Questa crescita è in gran parte attribuibile all’ottimo momento di Fratelli d’Italia, ma anche al discreto andamento di Forza Italia, che sale al 9,4%.
La Lega, invece, perde ancora terreno e si ferma all’8,6%, confermando un trend di erosione del consenso. Nonostante ciò, l’alleanza di governo si mantiene solida e largamente maggioritaria.
Dall’altra parte, il centrosinistra registra un calo, scendendo al 30,2%, in flessione dello 0,5%. Malgrado alcuni recenti tentativi di coesione su temi comuni, l’area progressista sembra non riuscire ancora a trovare una linea unitaria che possa convincere gli elettori.
I presidenti di Regione più apprezzati
Oltre ai dati sulle intenzioni di voto, la Supermedia ha anche rilevato i livelli di gradimento dei presidenti di Regione. A guidare la classifica c’è Luca Zaia, governatore del Veneto, con un impressionante 67,5% di approvazione. Il leghista si conferma così il più amato tra i presidenti regionali, grazie anche alla sua immagine istituzionale e alla gestione pragmatica del territorio.
Al secondo posto si colloca Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, con un 62,9% di gradimento, seguito da Attilio Fontana della Lombardia, che si attesta al 60,9%.
Appena fuori dal podio troviamo Vincenzo De Luca della Campania e Michele De Pascale, entrambi con un 60,4% di approvazione. Chiude la lista dei più apprezzati Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, con un comunque rispettabile 59,1%.