Prossima pandemia, l’esercitazione globale dell’Oms

In un clima globale ancora segnato dalle ferite lasciate dalla pandemia di Covid-19, l’Organizzazione mondiale della sanità ha organizzato un’esercitazione senza precedenti per testare la tenuta della risposta sanitaria internazionale. L’evento, battezzato “Exercise Polaris”, si è svolto il 15 e 16 gennaio 2025 e ha coinvolto oltre 350 esperti di emergenze sanitarie provenienti da diverse parti del mondo. Eppure, nonostante la portata dell’iniziativa e il coinvolgimento di figure e istituzioni di rilievo, la simulazione è passata quasi sotto silenzio nell’arena pubblica.
Il cuore della simulazione è stato un ipotetico scenario pandemico, costruito su un virus immaginario ma del tutto verosimile. I partecipanti, tra cui delegati da Canada, Germania, Pakistan, Nepal e Ucraina, hanno lavorato fianco a fianco con organismi internazionali come Africa CDC e UNICEF, sotto la supervisione tecnica e operativa dell’Oms. Ogni Paese ha affrontato la crisi sanitaria nel proprio contesto nazionale, ma con un occhio rivolto alla cooperazione globale: l’esercizio ha infatti messo alla prova un nuovo meccanismo di coordinamento internazionale.
Prossima pandemia, l’Oms ha condotto una esercitazione globale: “Nessun Paese può affrontarla da solo”
L’obiettivo di Polaris non era solo testare la capacità di risposta immediata, ma anche rafforzare la fiducia tra i sistemi sanitari dei diversi Stati. È in questa prospettiva che si inserisce il commento della dottoressa Soha Albayat del Qatar, che ha affermato: “Ora agiamo con più fiducia e coesione di prima”. Le sue parole riflettono un sentimento condiviso da molti dei partecipanti: la necessità di imparare dagli errori del passato per reagire in maniera più tempestiva e unita alle future emergenze.
La minaccia di una nuova pandemia, che sia causata da una mutazione dell’influenza aviaria, un coronavirus ancora sconosciuto o un fungo resistente agli antibiotici, non è un’ipotesi remota. Proprio per questo, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un messaggio inequivocabile: “Nessun Paese può affrontare da solo la prossima pandemia”. Le sue parole ribadiscono un principio fondamentale: solo un’azione collettiva, trasversale e coordinata potrà garantire un’efficace gestione delle prossime crisi sanitarie.
Exercise Polaris ha dunque rappresentato un passo cruciale, benché sottovalutato, verso una maggiore resilienza globale. Se il mondo politico e l’opinione pubblica sapranno cogliere il senso profondo di questa esercitazione, il futuro della sicurezza sanitaria internazionale potrebbe imboccare una strada più solida e condivisa. La vera sfida, però, comincia adesso: trasformare la simulazione in una strategia concreta e duratura.