Autobus caduto a Torino, quello che viene fuori è sconcertante: ecco cosa aveva chiesto l’autista

Nicola Di Carlo , imprenditore affermato, oltre che abile conducente, ha perso la vita alla guida del bus precipitato nel Po, dal ponte di Piazza Vittorio Veneto, a Torino. Le immagini dell’accaduto, sono ormai di pubblico dominio, in quanto circolano video che catturato l’esatto momento in cui la tragedia si è materializzata.
Purtroppo, nessuno lo ha potuto sottrarre al suo destino, in quanto i soccorritori, dopo averlo estratto dal mezzo inabissatosi, nel trasporto a riva, non hanno potuto far altro che constatarne l’avvenuto decesso. Una tragedia, quella del bus, che avrebbe potuto essere una strage se si pensa che a bordo potevano essersi gli studenti in gita al museo Egizio.
Gli inquirenti continuano a raccogliere le testimonianze, ad analizzare i filmati delle videocamere ma non si può non considerare lo strazio dei familiari, i quali continuano a ritenere che Nicola fosse una persona che mai e poi mai avrebbe compiuto manovre azzardate, mettendo a repentaglio la sua vita e quella di chi ha sempre viaggiato a bordo con lui.
Il caso ha scosso l’Italia intera, la comunità molisana in cui Di Carlo è nato ed era uno stimato imprenditore, il mondo informativo nazionale che sta seguendo analiticamente e con enorme attenzione tutti gli sviluppi, e tutti noi che, di ora in ora, in questi quattro giorni, stiamo seguendo gli aggiornamenti in merito.
Nicola Di Carlo, 64 anni, molisano, è il povero autista deceduto, dopo essere precipitato, alla guida del bus, nelle acque del Po, dal ponte di piazza Vittorio Veneto, a Torino. Quello che è emerso, nelle ultime ore, è davvero un colpo al cuore.
Nicola, da quanto si apprende, prima di perdere la vita, aveva più volte detto di non sentirsi bene. In una chiamata al figlio, gli aveva raccontato di avere dolore alla spalla, chiedendo anche ai turisti, passeggeri del bus che guidava, antidolorifici o antinfiammatori per attenuarlo. Gli inquirenti, in questi quattro giorni, stanno ascoltando il maggior numero di persone possibili, proprio per ricostruire la vicenda.
Le stesse maestre che hanno accompagnato in gita la scolaresca al museo Egizio, hanno confermato il malessere di Di Carlo, dicendo: “Per tutto il giorno ha ripetuto che aveva mal di schiena . Per tutto il giorno ha detto di avere dolore e ci ha chiesto delle medicine”. Le testimonianze del figlio del conducente e delle docenti, lascerebbero avvalorarsi la pista del malore. Forse, Nicola ha avuto una patologia aortica, dunque al cuore, che si è manifestata con quella sintomatologia che così tanto gli stava creando sofferenza.
Peraltro, una serie di altri elementi parrebbero andare a favore del malore, dal momento che sull’asfalto non ci sono segni di frenata, prima che il bus, sfondando il parapetto di pietra dei Murazzi , precipitasse nel Po. Pare che Nicola non abbia avuto il tempo materiale per fermare il bus che, in retromarcia, è finito rovinosamente nel corso d’acqua, sotto gli occhi impotenti di tutti coloro che hanno assistito alla scena.
La famiglia di Di Carlo, descritto da tutti coloro che lo conoscevano come un uomo premuroso, oltre che come esperto del suo settore, è del parere che, nel limite del possibile, l’uomo avrebbe fatto di tutto per salvarsi e per salvare chiunque viaggiasse con lui o potesse finire in pericolo.