Otto e Mezzo, Cacciari smonta Gruber: “Ma lo avete letto? Non raccontiamo balle!”

Il dibattito sull’interpretazione del Manifesto di Ventotene, evocato recentemente da Giorgia Meloni in Parlamento, ha acceso polemiche e discussioni in tutta Italia.

La questione è stata portata anche nello studio di Otto e Mezzo , il talk show di La7 condotto da Lilli Gruber, dove Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, ha dato la sua opinione sul tema. Durante la puntata del 21 marzo, Cacciari ha offerto una lettura critica della posizione di Meloni riguardo a quel documento storico, suscitando una vivace reazione dalla conduttrice.

Il Manifesto di Ventotene: Un Documento Storico e le Posizioni Contrapposte

Il Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, è considerato uno dei testi fondanti dell’idea di un’Europa unita e federalista. Si tratta di un manifesto che promuoveva la creazione di un’Unione europea basata sulla solidarietà tra gli Stati e l’abolizione del nazionalismo, visto come un ostacolo alla pace e alla prosperità. Questo documento, nel corso dei decenni, è stato preso come simbolo dai movimenti europeisti e federalisti, ma anche critico da chi ritiene che le sue idee siano troppo idealiste o difficili da realizzare.

Nel corso della discussione a Otto e Mezzo , Giorgia Meloni, la premier italiana, ha fatto riferimento al Manifesto di Ventotene durante una seduta parlamentare, suscitando l’attenzione di tutti. La sua citazione è stata interpretata come un tentativo di legittimare la propria posizione in Europa e di difendere l’idea di una cooperazione tra i Paesi membri dell’Unione Europea. Tuttavia, per Massimo Cacciari, questo riferimento non era affatto coerente con le posizioni politiche del premier.

La Critica di Cacciari: “Il Manifesto non c’entra nulla con Meloni”

Massimo Cacciari ha iniziato il suo intervento in modo deciso, dichiarando che il riferimento di Meloni al Manifesto di Ventotene fosse totalmente fuori luogo. Secondo il filosofo, il manifesto è in netto contrasto con le idee politiche di Meloni e, in generale, con quelle della sua coalizione di governo, che tende a enfatizzare il nazionalismo e la sovranità degli Stati membri, piuttosto che un’idea di federalismo europeo.

“È evidente che il Manifesto di Ventotene non ha nulla a che fare con Meloni”, ha detto Cacciari con tono perentorio. “Sarebbe stato ridicolo pensare che Meloni potesse difendere un documento come quello”, ha aggiunto, sottolineando le profonde divergenze ideologiche tra le posizioni del Manifesto di Ventotene e quelle della politica del premier.

Secondo Cacciari, il Manifesto di Ventotene è un testo che condanna l’idolatria dello Stato-nazione, un concetto che sta alla base delle idee nazionaliste che la Meloni difende. Il Manifesto, infatti, promuoveva un’idea di Europa senza confini nazionali, con un’unione politica che avrebbe eliminato le divisioni tra Stati sovrani. “Come può un documento che parla della fine del nazionalismo e della creazione di un’Europa unita essere compatibile con la posizione di chi, come Meloni, esalta la sovranità nazionale?” si è chiesto Cacciari.

La risposta di Cacciari alla domanda di Gruber

Lilli Gruber, visibilmente sorpresa dalle parole di Cacciari, ha cercato di spostare il focus della discussione chiedendo al filosofo un’opinione su come, secondo lui, l’opposizione avrebbe dovuto reagire alle dichiarazioni di Meloni in Parlamento. La risposta di Cacciari ha nuovamente sorpreso la conduttrice.

“L’opposizione avrebbe dovuto dire: ‘Meloni, cosa ci racconti? Sappiamo benissimo che non sei d’accordo con Spinelli. Avremmo dovuto aggiungere, ma l’Europa di Spinelli è quella della von der Leyen?’”, ha risposto Cacciari, suggerendo che le attuali politiche europee, rappresentate dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, sono molto distanti dalle idee originarie di Spinelli e degli altri fondatori dell’Unione Europea.

Il filosofo ha poi enfatizzato un altro punto cruciale del Manifesto di Ventotene, quello che riguarda la proprietà privata. Cacciari ha ricordato che Spinelli, nel suo scritto, sosteneva che la proprietà privata dovesse essere limitata, corretta e, in alcuni casi, estesa solo in modo selettivo, escludendo i monopoli che forniscono servizi pubblici essenziali. “Volete che continui?”, ha ironicamente chiesto Cacciari, aggiungendo che la visione economica di Spinelli era radicalmente diversa da quella di Meloni e dai suoi alleati.

L’Interpretazione di Spinelli: Un Federalismo Incompatibile con il Nazionalismo

Cacciari ha proseguito con una critica ancora più dura nei confronti di chi cerca di accostare le idee di Spinelli e quelle di alcuni esponenti politici moderni, in particolare della destra italiana. “Cosa credete? Che Spinelli fosse d’accordo con i comunisti ei socialisti? Ma se c’è un saggio di Spinelli che differenzia radicalmente il suo federalismo dall’approccio comunista e socialista dicendo che ancora sono schiavi dell’idolo dello Stato-Nazione?”, ha detto il filosofo, sottolineando le differenze tra l’idea di federalismo di Spinelli e le posizioni più conservatrici di Meloni e dei suoi alleati.

Per Cacciari, le affermazioni di Meloni sul Manifesto di Ventotene sono un tentativo di “narrativa politica” che non tiene conto delle vere intenzioni del documento. “È evidente che Giorgia Meloni non è d’accordo con il Manifesto di Ventotene”, ha ribadito Cacciari, concludendo che la premier stava cercando di adattare il Manifesto a una lettura che poco aveva a che fare con il pensiero originario di Spinelli.

La Strategia di Meloni: Un Tentativo di Legittimazione Europea?

Alla domanda sul perché Meloni avesse deciso di tirare fuori il Manifesto di Ventotene in un momento delicato, Cacciari ha risposto senza mezzi termini: “Ma perché gli altri se la prendono con lei?”. Secondo il filosofo, l’invocazione del Manifesto da parte di Meloni potrebbe essere vista come un tentativo di legittimare la propria posizione politica in Europa, soprattutto in un contesto in cui la premier cerca di navigare tra le richieste di maggiore sovranità nazionale e la necessità di mantenere un buon rapporto con le istituzioni europee.

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