Ucraina, Putin messo all’angolo: la decisione che cambia il mondo

La situazione a Mosca è densa di tensione. La proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni, scaturita dai colloqui tra Stati Uniti e Ucraina a Gedda, ha suscitato reazioni contrastanti tra gli analisti russi. Alcuni la vedono come una concessione inaccettabile, mentre altri suggeriscono che il Cremlino potrebbe interpretarla come un segnale di apertura. Tuttavia, nessuno si espone troppo, indicando l’assenza di una posizione ufficiale da parte delle autorità superiori. Questa incertezza riflette il dilemma politico di Vladimir Putin, diviso tra il rifiuto di ogni compromesso e la necessità di mantenere aperti canali per possibili negoziati. Nel frattempo, Washington e Parigi intensificano le pressioni. Il segretario di Stato Marco Rubio e il presidente francese Emmanuel Macron affermano che ora spetta al Cremlino decidere il prossimo passo, utilizzando l’espressione: “la palla è nel campo di Putin”. Il presidente Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, ha annunciato che parlerà con Putin entro la settimana. Il giornalista del Cremlino Dmitrij Smirnov ha subito rilanciato l’idea che la conversazione potrebbe rappresentare un primo passo verso un incontro diretto tra i due leader.
La proposta di tregua arriva in un momento delicato per Mosca. Mentre a Gedda si discuteva di una possibile pausa nei combattimenti, l’Ucraina ha lanciato un attacco senza precedenti con droni, colpendo la capitale russa e le regioni circostanti. Secondo Reuters, il Cremlino ha accusato l’Ucraina di aver lanciato il più grande attacco con droni su Mosca, prendendo di mira edifici residenziali e causando la morte di due lavoratori presso un magazzino di carne e il ferimento di altre 18 persone. Questo attacco ha rafforzato la posizione dei falchi all’interno del Cremlino. La portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha accompagnato il segretario dell’OSCE, Feridun Sinirlioglu, a visitare una delle località colpite, sottolineando l’aggressività ucraina. Il messaggio di Mosca è chiaro: un governo che attacca in modo così massiccio il territorio russo non può essere considerato un interlocutore credibile per la pace.
Putin si trova in una posizione complessa. Da un lato, la vecchia guardia del Cremlino respinge con fermezza ogni ipotesi di tregua, parlando con disprezzo di “dogovornicjok”, termine che nello sport indica partite truccate. Dall’altro, il mondo degli affari russo spera in un allentamento delle sanzioni occidentali. Con Trump alla guida degli Stati Uniti, alcuni oligarchi vedono la possibilità di riaprire un dialogo che potrebbe portare a benefici economici concreti. Putin ha sempre affermato che una cessazione delle ostilità non può avvenire senza un accordo strutturato che garantisca la sicurezza russa. Tuttavia, rifiutare apertamente la proposta rischierebbe di compromettere il fragile canale di comunicazione con Washington, proprio ora che un nuovo interlocutore si è insediato alla Casa Bianca. Per questo, secondo alcuni analisti, la risposta del Cremlino potrebbe essere né un sì né un no, ma una formula diplomatica che lasci margine per future trattative. Il politologo Fjodor Lukjanov sottolinea come la diplomazia moderna stia tornando a dinamiche ottocentesche, in cui sono i leader e non gli ideali a determinare le sorti delle guerre. “La politica internazionale torna a essere una partita tra monarchi, dove conta meno l’ideologia e più il peso delle relazioni personali”. Un’analisi che lascia intendere che l’incontro tra Putin e Trump potrebbe rivelarsi più decisivo di qualsiasi trattativa ufficiale. Il verdetto potrebbe arrivare già nei prossimi giorni.