“130 milioni ai giornali.” Von der Leyen, un nuovo scandalo travolge la Ue che segreta tutto. Cosa sta succedendo
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Il Fatto Quotidiano ha lanciato una vera e propria bomba, smascherando un altro scandalo europeo che vede coinvolta la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola. Lo scandalo riguarda l’elargizione di ben 130 milioni di Euro a diversi media di diversi Stati prima delle elezioni europee di giugno scorso. Fondi Ue, dunque, spesi per avere “buona stampa“? Questa è l’accusa mossa dal quotidiano diretto da Marco Travaglio in un approfondito articolo di Ivo Caizzi. Scrive il giornalista: “È stato usato un particolare metodo amministrativo che, secondo i vertici Ue, consentirebbe di mantenere il segreto sui singoli pagamenti e sulle testate percettrici“. Di fatto, dunque, c’è il segreto e non si possono conoscere i nomi delle testate beneficiarie di queste somme e i relativi importi. Attacca Caizzi: “Testate e media che dovrebbero invece controllare come le istituzioni pubbliche Ue spendono il denaro dei contribuenti e non farsi finanziare dai ‘controllati’ per evitare dubbi di condizionamenti e conflitti d’interessi”.
I diretti interessati hanno comunicato al Fatto, tramite i rispettivi portavoce, che non forniscono informazioni su destinatari, importi, motivazioni e risultati, “perché per questi 132 milioni si è ricorsi a un contratto quadro“. Nello specifico, il documento del 5 settembre 2023, identificabile con la sigla Comm/Dg/Fmw/2023/30, che – ricostruisce Il Fatto – “appalta tutto come intermediario all’agenzia privata di pubblicità Havas Media France del gruppo Vivendi“. Come Havas abbia poi ripartito i pagamenti ai media – in accordo con i vertici Ue – sarebbe riservato. Von der Leyen ha fatto precisare che Havas, “in linea con il contratto quadro”, deve “assicurare che la diffusione di qualsiasi informazione non comprometta gli interessi commerciali degli operatori economici“.
Sempre Il Fatto rivelò che tra i fondi Ue per i principali media italiani (“Rai, Mediaset, Sky, Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole 24 Ore, Ansa, Agi, AdnKronos, Citynews, eccetera”) alcuni prevedevano – scrive Caizzi – forniture di articoli e servizi graditi dai vertici di Bruxelles. “Emerse perfino che i ricchi editori Agnelli-Elkann avevano associato Repubblica in una ‘partnership’ con Europarlamento e Commissione per farsi retribuire proprio articoli relativi alle elezioni europee”. Fu confermato che questo accordo rientrava nel “contratto quadro” con Havas. Si chiede infine Caizzi: “Ma allora quegli articoli di Repubblica e le partnership con altre testate Ue vanno ritenute ‘pubblicità’? Ed è opportuno il ricorso a intermediari, se consente di tenere riservati esborsi oltre i 14 mila euro e servizi che potrebbero di fatto offrire ‘buona stampa?’”. Von der Leyen e Metsona chiariranno?