Meloni apre a Trump: “È un negoziatore, sbagliato attaccarlo”. L’Europa si spacca
Giorgia Meloni rompe il fronte europeo e sceglie la strada del dialogo con Donald Trump. Nel corso di un teso Consiglio europeo, la premier italiana ha invitato i leader del Vecchio Continente a evitare una risposta rigida contro il tycoon, definendolo “un negoziatore” con cui è necessario trattare.
Una posizione che la allontana da Francia e Germania, e che segna una netta distanza da Emmanuel Macron, parso a dir poco contrariato e protagonista di un acceso scambio di idee con la presidente del Consiglio italiana.
L’Italia si smarca dall’Europa
Mentre Berlino e Parigi spingono per una reazione dura alle politiche protezionistiche di Trump, Meloni adotta una strategia più morbida. “Dobbiamo evitarlo a tutti i costi”, ha detto riferendosi a un possibile conflitto commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea.
La premier ha citato Messico e Canada come esempi di negoziazione con il leader repubblicano, nonostante entrambi i Paesi abbiano già annunciato dure contromisure ai dazi statunitensi. Dietro questa scelta c’è una precisa logica politica ed economica: se lo scontro con Washington dovesse degenerare, l’Italia spera di evitare le ritorsioni più pesanti. Un approccio pragmatico, che punta a preservare gli interessi nazionali mentre altri Paesi, come la Germania, rischiano di subire le conseguenze peggiori.
Un equilibrio difficile da mantenere
La premier, però, è consapevole del rischio di restare schiacciata tra Europa e Stati Uniti. Per questo, ha promesso a Ursula von der Leyen di lavorare per un incontro diretto con Trump, nel tentativo di disinnescare la crisi commerciale. Nel frattempo, Meloni si sta muovendo su più fronti per contenere i danni: studia nuovi accordi con l’India di Modi, prepara una missione in Vietnam e punta a rafforzare le relazioni con i Paesi del Golfo.
Spese militari: la sfida per l’Italia
Il vertice europeo è stato acceso anche sul tema della difesa, con Trump che chiede agli alleati Nato di aumentare il budget militare fino al 5% del Pil. L’Italia, per ora, punta a raggiungere il 2% nel 2027, anticipando di un anno la scadenza fissata.
Ma per sostenere questi investimenti, Meloni dovrà negoziare con Bruxelles: tra le ipotesi sul tavolo, il possibile scorporo delle spese militari dal patto di stabilità o un intervento della Banca Europea per gli Investimenti. Una partita complessa, che vede la premier italiana giocare su più tavoli per garantire al Paese un ruolo strategico nel nuovo equilibrio internazionale.