L’ira di Belpietro: “Nessuno chiede scusa”. Cosa rivela l’ultimo studio sul lockdown

Continuano a emergere di giorno in giorno, soprattutto all’estero, nuovi studi sugli effetti del lockdown. E questo risulta ancora più difficile da digerire anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Patrizio Pezzotti, direttore del dipartimento di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità che, davanti alla commissione parlamentare che indaga su come sia stata gestita l’emergenza Covid, ha sorpreso tutti ammettendo che nessuno fra quanti avevano incarichi di responsabilità ai vertici dell’ente che vigila sulla salute degli italiani sapeva che cosa fare. E che non ci fosse alcuna letteratura scientifica che suggerisse di affrontare un’epidemia rinchiudendo in casa i cittadini, allo scopo di impedire che il virus circolasse. Le dichiarazioni, e i recenti studi, li ha commentati Maurizio Belpietro sul suo quotidiano LaVerità, scrivendo: “Di fronte all’ammissione di aver improvvisato, senza alcuna certezza sui risultati, confesso che mi sarei aspettato delle scuse da parte di chi, a quell’epoca, a colpi di dpcm, decise di privare gli italiani della libertà garantita dalla Costituzione. Invece no“.

mascherina contro il covid

Le parole di Belpietro sono rivolte soprattutto a Giuseppe Conte e di Roberto Speranza, all’epoca rispettivamente premier e ministro della Salute. Poi il direttore de LaVerità riporta un recente studio dell’Università della California che “dimostra che il lockdown ha avuto effetti gravi sui bambini, condizionandone le abilità cognitive”. La ricerca, pubblicata su Scientific reports, mette in luce come “aver rinchiuso i piccoli in casa sia stato controproducente per la loro salute, ritardandone lo sviluppo, al punto che alcuni test facilmente superabili all’età di due anni e mezzo, dopo i lockdown non sono stati capiti da bambini di cinque”. Chi si occupa di disturbi della personalità segnala invece fra gli studenti l’aumento di casi di ansia e panico, insieme alle paure di uscir di casa.

Secondo quanto pubblicato dal Canadian Medical Association Journal, invece, “le morti legate agli abusi di alcol dopo la diffusione del virus sono aumentate del 18%”. A essere alcolizzati gravi tanto da richiedere cure mediche sarebbero ragazzini anche di 14 anni. Attacca Belpietro: “Colpisce che all’estero si moltiplichino le ricerche sugli effetti non soltanto dei vaccini, ma anche di quelle che con molta sicumera vennero definite misure preventive […] Ma se in America o in Canada, in Gran Bretagna o in Germania, si studiano le reazioni avverse dei sieri e anche le conseguenze di alcune decisioni adottate senza alcuna controprova scientifica, da noi continua a dominare la consegna del silenzio“.

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