“Sono scappata dai Testimoni di Geova, cosa facevano in casa..

Il movimento religioso dei Testimoni di Geova è spesso al centro di dibattiti accesi a causa delle sue rigide pratiche e delle convinzioni peculiari che lo contraddistinguono. Sebbene i suoi adepti si definiscano normali cristiani impegnati nella divulgazione degli insegnamenti di Cristo, molti critici lo considerano una setta per via delle dinamiche di controllo e isolamento che caratterizzano la vita al suo interno.

La stretta osservanza dei principi del movimento ha suscitato preoccupazioni e critiche, soprattutto riguardo al suo impatto sulle libertà personali degli adepti. Fondati negli Stati Uniti da Charles Taze Russell alla fine del XIX secolo, i Testimoni di Geova si distinguono per una lettura letterale della Bibbia e una serie di pratiche uniche. Rifiutano festività tradizionali, saluti alla bandiera, trasfusioni di sangue e partecipazione alla politica, considerandoli contrari agli insegnamenti divini.

La loro aspettativa della fine imminente del mondo e del Regno di Dio alimenta un senso di urgenza nella loro missione di predicazione. Tuttavia, queste peculiarità rendono difficile l’integrazione degli adepti nella società. Negli ultimi giorni, ha suscitato scalpore il racconto di una donna ex membro del movimento, che ha deciso di rompere il silenzio e condividere la sua esperienza.

Dopo aver lasciato i Testimoni di Geova, la donna ha rivelato il profondo disagio vissuto all’interno della comunità, tra rigide restrizioni e una costante pressione per conformarsi ai precetti del gruppo. La sua testimonianza mette in luce le difficoltà personali e familiari che spesso accompagnano i membri, soprattutto coloro che si allontanano.

Particolarmente scioccanti sono state le rivelazioni sulla vita domestica, dove le norme del movimento influivano pesantemente sulle relazioni familiari e sulle decisioni quotidiane. Il racconto è da brividi:

La storia racconta il percorso di consapevolezza e rinascita di una donna, Martina Pucciarelli, cresciuta all’interno di una comunità di Testimoni di Geova. Scrittrice emergente, tra pochi giorni esordirà con il romanzo Il Dio che hai scelto per me, in cui racconta la sua tremenda esperienza nel movimento religioso. Nonostante il rigore religioso imposto dai genitori, che hanno ripudiato il fratello maggiore per salvaguardare la loro reputazione, i dubbi iniziano a crescere in lei, soprattutto durante la seconda gravidanza.

Entra in terapia e comprende che la promessa di felicità data dalla comunità, basata sulla rinuncia, non si è mai concretizzata. Spinta dall’amore per i figli e grazie al supporto della psicologa, decide di lasciare la comunità e una vita fatta di privazioni e ipocrisie. La decisione di abbandonare il gruppo religioso segna un punto di svolta.

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Ammette di non rimpiangere l’ipocrisia vissuta, soprattutto quella legata al sesso e alle rigide regole familiari. Scopre inoltre, insieme al fratello maggiore, dettagli sconvolgenti sul passato dei genitori: una giovinezza vissuta in eccessi e ribellione, seguita da una conversione estremamente rigida, come una forma di auto-punizione per le loro scelte passate.

La donna si sente profondamente tradita dai genitori, accusandoli di aver imposto regole estreme per espiare i propri peccati, sacrificando lei e la sua adolescenza. La rabbia provata nasce dalla consapevolezza che esisteva una via di mezzo tra la libertà sfrenata e la severa austerità a cui è stata sottoposta. Non le è mai stata concessa la possibilità di vivere un equilibrio, ma solo gli estremi.

Nonostante le difficoltà, la Pucciarelli trova forza nei figli, per i quali sceglie di abbandonare le imposizioni e iniziare una nuova vita. Oggi, pur ammettendo di sentire la mancanza della fede, rivendica la libertà ritrovata e la possibilità di crescere i figli senza le restrizioni di un dogma opprimente.

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