“Cosa mi ha detto”. Strage di Paderno, parla il prete dopo aver incontrato Riccardo in carcere

Dopo la strage di Paderno Dugnano, domenica scorsa, il 17enne Riccardo reo confesso del triplice omicidio di mamma, papà e fratello, è stato portato nel carcere minorile Beccaria. Alle forze dell’ordine aveva spiegato di essere confuso: “Vivevo questo disagio, un’angoscia esistenziale, ma non pensavo di arrivare a uccidere, non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo”. Alla base, sembra, la voglia di emanciparsi dalla famiglia dalla quale pare si sentisse oppresso.

Adesso, “Provo dolore, pentimento, vorrei tornare indietro”, ha raccontato al suo avvocato. Capire cosa sia scattato nel ragazzo sarà motivo di studio. All’Adnkronos Salute David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), ha spiegato come: “Gli psicologi che si occupano su quanto accaduto a Paderno Dugnano nei prossimi giorni avranno modo di approfondire le dinamiche che hanno portato questo ragazzo di 17 anni a compiere qualcosa che ci appare inaudito”.

Strage Paderno, in carcere il 17enne ha chiesto di confessarsi

“Anche in questo caso le prime testimonianze parlano di un ragazzo ‘normale’ e quindi torna in ballo il raptus omicida di cui tanto spesso si parla. In genere la violenza si manifesta come tale in modo che appare improvviso ma ha una genesi che prepara il terreno. E’ più facile parlare di ‘pazzia improvvisa’ ma anche i gesti più estremi ed incomprensibili hanno una storia che è importante capire”.

Quindi conclude: “E capire non vuol dire giustificare, non si faccia confusione su questo, semmai è l’idea del raptus improvviso che serve a giustificare ed evitare di capire”. Intanto, nel carcere, il 17enne ha fatto delle richieste: oltre ai previsti colloqui con educatori e psicologi, ha chiesto di potersi confessare con don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria, possibiltà al quale il carcere non ha espresso alcun tipo di contrarietà.

“Appena mi ha visto, ha voluto subito confessarsi – ha spiegato il sacerdote a Famiglia Cristiana -. Ho trovato un ragazzo fragile, chiaramente provato ma molto lucido e in grado di comunicare. Quello che ho percepito, e che riscontro in tanti ragazzi che vivono con me in comunità, è che c’è un vuoto interiore profondo”.

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