Chi è Imane Khelif la pugile intersessuale di cui tutti parlano

La pugile italiana Angela Carini si è ritirata meno di un minuto dopo l’inizio dell’incontro di quarti di finale di boxe femminile nella categoria 66 kg contro l’algerina Imane Khelif, che da ieri è al centro di una polemica in Italia per via della decisione del Comitato olimipico di ammetterla alle competizioni, nonostante fosse stata esclusa l’anno scorso dai Mondiali di boxe. Nata il 2 maggio del 1999, a Tiaret, Imane ha iniziato fin da piccola a gareggiare con atlete di sesso femminile. Nel 2018, la prima partecipazione a un Campionato del Mondo, nel quale si è classificata al 17esimo posto. Da quel momento, è stabilmente nel gruppo della sua Nazionale. Ha partecipato anche ai giochi di Tokyo tre anni fa. Non è accertato, almeno per quanto si capisce dai documenti depositati al Cio, che l’algerina abbia cambiato sesso, quindi non è corretto definirla transgender, ma ha differenze dello sviluppo sessuale.


 Khelif era stata squalificata dai Mondiali IBA in India dopo che erano stati rilevati alti livelli di testosterone nel suo corpo. Tuttavia, lei stessa ha dichiarato di avere tali livelli fin dalla nascita e ha accusato l’IBA di complottare contro di lei per impedirle di vincere la medaglia d’oro. In un’intervista per la tv algerina Ennahar disse che c’era un complotto contro di lei: “Ho partecipato a tanti tornei e non ci sono stati problemi, ma quando le mie possibilità di vincere la medaglia d’oro sono diventate alte sono arrivati ​​loro e me lo hanno impedito; giustificando i miei parametri sono superiori a quelli del resto delle donne. Questo è un complotto, e non resteremo in silenzio a riguardo”.

Il contesto sociale e legale in Algeria aggiunge ulteriori complicazioni alla situazione della pugile. In Algeria, i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono considerati un crimine, e non ci sono leggi che tutelino dalla discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

Il caso di Khelif ha riportato alla luce il dibattito sui livelli di testosterone nelle atlete femminili. Alcuni organi sportivi richiedono che le atlete abbiano livelli di testosterone inferiori a una certa soglia per competere, sostenendo che livelli più alti possano dare un vantaggio ingiusto in termini di massa muscolare e forza. Secondo i risultati della ricerca presentati al meeting annuale della Società Europea di Endocrinologia del 2019, “le atlete di alto livello hanno maggiori probabilità di avere livelli di testosterone più elevati e disturbi lievi, nonché condizioni più gravi e rare che aumentano i livelli di testosterone. Questi risultati suggeriscono che livelli di testosterone più elevati possono migliorare le prestazioni fisiche nelle donne, a livelli più paragonabili alla fisiologia maschile”.

Nonostante le polemiche, Khelif rimane concentrata sul suo obiettivo. “Il mio sogno è di vincere la medaglia d’oro, se vincessi i miei genitori vedrebbero i grandi passi di una strada sportiva che ho cominciato da bambina. In particolare voglio stimolare le ragazze e i bambini che sono svantaggiati in Algeria quando iniziano a praticare uno sport”. L’atleta 25enne è stata nominata dall’Unicef come ambasciatrice dello sport ed è tra le favorite per il podio più alto nella sua categoria dei 66 chili. Il coach della nazionale algerina, Abdelghani Kenzi, ha dichiarato: “È una ragazza di talento, siamo ottimisti sulle sue chance di vincere la medaglia d’oro. Hadjila Khelif e anche Romaissa Boualam hanno le potenzialità per avere dei grandi risultati”.

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