Michele Misseri dopo l’uscita dal carcere: “Sarah Scazzi l’ho cresciuta e uccisa, ma nessuno mi crede”
Parla da uomo libero Michele Misseri nell’intervista esclusiva al programma “Quarto Grado” che ha documentato il suo rientro nella casa teatro del delitto di Avetrana. In quell’appartamento il 26 agosto 2010 fu strangolata la 15enne Sarah Scazzi. In carcere dal 2017, il 69enne era stato condannato a 8 anni di reclusione per aver gettato in un pozzo il corpo senza vita della nipote uccisa dalla moglie Cosima Serrano e dalla figlia Sabrina.
Misseri ha finito di scontare la pena dopo 7 anni per buona condotta. “In questi sette anni ho pregato molto, soprattutto per Sarah”, dice l’uomo che ribadisce ancora una volta l’innocenza di moglie e figlia e la sua totale colpevolezza. “L’ho uccisa io ma non sono stato mai creduto”, afferma.
“Sono un po’ stressato per tutta questa pressione mediatica. È una cosa che non dimentico mai. I primi minuti da uomo libero? Non mi fanno nessun effetto. Uscire dopo 7 anni per me non è facile, soprattutto perché ci sono due innocenti in carcere. Io da colpevole sono fuori. Penso di farla finita”
In carcere, Misseri ha frequentato la scuola e preso il diploma di terza media. “Per anni ho fatto volontariato alla Caritas, molte persone le ho aiutate di tasca mia – ha continuato -. Ho fatto il corso di falegnameria con ottimi voti. Ho imparato un po’ l’italiano, perché prima parlavo solo dialetto. Ora mi accusano perché parlo correttamente. Mi è dispiaciuto non aver salutato i miei compagni di cella stamattina. Non pensavo sarei uscito così presto. La persona con cui avevo legato di più era un mio compaesano, ora si trova in un carcere in Sicilia”.
Misseri, a proposito della moglie e della figlia: “Mi mancano molto”
Il racconto di Misseri continua a proposito della moglie e della figlia, accusate secondo lui ingiustamente: “Io non mi sento libero. Come mia figlia e mia moglie, sono ancora in galera. Resto in galera perché mi mancano molto, mi manca tutto”.
Il racconto straziante di quel giorno: “Ricordo che mia moglie aveva messo il citofono in camera e io le dissi di toglierlo per riposare. Quel giorno ero in garage e dovevo andare a lavorare, mia moglie e mia figlia invece erano a letto. Il trattore era parcheggiato sulla rampa e non partiva ed io ero arrabbiato per questo. A quel punto è arrivata mia nipote. Forse cercava sua zia, io le ho detto di andarsene. L’ho sollevata, perché pesava pochissimo, e lei a quel punto mi ha dato un calcio nelle parti intime, forse perché le avevo stretto il seno mentre la alzavo da terra. Per il dolore non ho più visto nulla. Ho preso una corda, che era sul trattore, ma non ricordo come l’abbia stretta (al collo di Sarah, ndr)”. Versione alla quale però, gli inquirenti non hanno creduto.
“Mi rendo conto di essere un assassino, ma mai avrei potuto immaginare che una cosa del genere accadesse a me. Ammetto di aver provato il desiderio di avvelenarmi, ma poi non l’ho fatto. Se mi fossi ucciso, non avrebbero più ritrovato Sarah. L’ho sognata molte volte, forse voleva dirmi che mi aveva perdonato. Sono le altre a non averlo fatto. Abbiamo fatto tanti sacrifici e permesso ai nostri figli di studiare e io in pochi minuti ho rovinato tutto. Sapevo che sarei finito in carcere ma non avevo il coraggio di costituirmi perché ad Avetrana mi conoscono tutti, avevo tanti amici. Non so quanti me ne siano rimasti”.
L’appello alla moglie e alla figlia: “Voglio chiedere perdono a entrambe”
Sabrina Misseri, oggi in carcere con una condanna all’ergastolo per l’omicidio della cugina, ha da poco compiuto 36 anni. Michele: ” La mia carcerazione inizia adesso pensando alla mia famiglia in carcere. Per l’ultima volta chiedo a mia moglie e mia figlia di perdonarmi. Ho distrutto il mio mondo e ho detto tante bugie e in carcere stavo molto meglio di adesso. Mi vergogno di andare ovunque, ho fatto la spesa dalla cella per portatemela a casa. Non ho nemmeno il coraggio di andare a trovare Sabrina e Cosima. Vorrei vederle, ma non so se mi accetteranno. Se lo faranno, vorrei chiedere loro perdono una volta e per sempre”.
“A Cosima vorrei dire che non sono mai stato io a dire il suo nome davanti agli inquirenti. Gli altri lo hanno fatto. Io non ti ho mai nominata perché non c’entravi nulla, così come Sabrina. So che ce l’hai con me, in quel periodo non stavamo tanto bene: io russavo, tu non riuscivi a dormire e poi dovevi svegliarti presto per andare a lavorare nei campi. Sono state dette un sacco di menzogne, altro che le mie! Menzogne su menzogne”.