“Vestiti sporchi, scarafaggi e topi”. La lettera choc di Ilaria Salis dal carcere: “Qui si vive così”
Dopo oltre sette mesi di carcere a Budapest, Ilaria Salis ha scritto una lettere al suo avvocato per denunciare le dure condizioni detentive con le quali è costretta a convivere. Un testo pubblicato da Repubblica, dal quale emerge in maniera chiara l’assurda condizione in cui la donna italiana si trova da tempo. Si parte dagli abiti: “Sono costretta a indossare vestiti sporchi e puzzolenti, con stivali col tacco di un’altra misura di piede”. Poi si passa alle difficoltà nella comunicazione con la famiglia (“non ho potuto parlare con loro per 6 mesi”) e alla mancata traduzione degli atti processuali: “Non ho ancora ricevuto l’ordinanza del gip datata 11 agosto”.
Ilaria Salis ha raccontato anche di essere stata sottoposta a un interrogatorio senza un avvocato difensore al suo fianco e senza un interprete. E di non aver ricevuto, al suo arrivo in cella, nemmeno articoli per l’igiene personale: “Niente carta igienica o sapone o assorbenti”. Il tutto in uno spazio di “meno di 7 metri quadrati, diviso con un’altra persona”.
Celle in un piano misto, con uomini e donne affiancati. Dalle quali è possibile uscire “per una sola ora d’aria al giorno, la socialità non esiste. Per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto, che mi creavano una reazione allergica. Nonostante le mie ripetute richieste e i segni visibili che avevo anche in volto, non ho ricevuto per tutto il periodo né gli antistaminici né la crema. “Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Invece nel corridoio esterno, appena fuori dall’edificio da cui dobbiamo passare per andare all’aria, spesso si aggirano topi (non di compagnia)”.