Paolo Graldi, morto il giornalista ex direttore di Mattino e Messaggero
Il mondo del giornalismo italiano saluta uno dei suoi più illustri rappresentanti, Paolo Graldi, scomparso all’età di 81 anni a Roma, presso la clinica Pio XI, dopo una lunga malattia. Nato a Bologna il 27 maggio 1942, Graldi ha iniziato la sua carriera giornalistica giovanissimo, contribuendo inizialmente a diverse testate locali.
La svolta professionale per Graldi arriva nel 1975, quando Piero Ottone lo invita a unirsi al Corriere della Sera. Qui, Graldi ha lavorato fino al 1993, ricoprendo ruoli di cronista giudiziario, inviato speciale, capo del servizio giudiziario, e infine caporedattore dell’Edizione romana. La sua firma è diventata sinonimo di cronache incisive e dettagliate, che spaziavano dai fatti di mafia ai casi di terrorismo, in Italia e all’estero.
Graldi non ha soltanto lasciato un’impronta indelebile nel giornalismo scritto, ma ha anche contribuito significativamente alla televisione. Ha lavorato a stretto contatto con Enzo Biagi e Sergio Zavoli, partecipando a trasmissioni influenti come «La notte della Repubblica» e «Viaggio intorno all’uomo». Le sue inchieste per Raiuno e numerose trasmissioni per «Scatola aperta» hanno toccato argomenti vari, dalla società alla cultura.
Dopo il Corriere della Sera, Graldi ha assunto il ruolo di vicedirettore de Il Mattino, seguito dalla direzione de Il Messaggero. Ha poi continuato a lavorare come editorialista e commentatore per Il Messaggero, Il Mattino e Il Gazzettino di Venezia. La sua versatilità lo ha portato anche nel mondo del cinema e della radio, firmando sceneggiature e conducendo programmi radiofonici. Inoltre, ha insegnato alla Scuola Superiore di Giornalismo della Luiss di Roma, contribuendo alla formazione delle nuove generazioni di giornalisti.
Graldi, noto per il suo temperamento generoso e la sua natura estroversa, è stato sempre elegante e attento ai dettagli. Ha vissuto il giornalismo non solo come professione, ma anche come impegno civile, lasciando un’eredità di integrità e passione.
La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel panorama giornalistico italiano. Il suo lavoro, che può essere rivissuto attraverso l’ampio archivio del Corriere della Sera, continuerà a essere una fonte di ispirazione per molti. Con la sua dipartita, il giornalismo italiano perde una delle sue colonne, ma il ricordo e l’eredità di Paolo Graldi rimarranno indelebili.