INDI GREGORY, IL TRISTE ANNUNCIO POCO FA: SPERANZE FINITE
Una vicenda sconvolgente per il mondo intero, quella della piccola Indi Gregory, una splendida bambina di appena 8 mesi, ricoverata all’ospedale Queen’s Medical Center di Nottingham a causa di una rara e degenerativa patologia mitocondriale che le impedisce lo sviluppo dei muscoli, chiamata sindrome da deperimento mitocondriale.
La patologia da cui la piccola è affetta è causata da una mutazione genetica che rende i suoi mitocondri meno funzionali, e questo può portare alla facile insorgenza di gravi patologie. Non esiste cura, e la vita del paziente è possibile solo attraverso il collegamento a dei macchinari specifici.
Il suo è un caso davvero forte, un colpo al cuore per tutti coloro che, guardando i suoi occhioni che sembrano gridare aiuto, e la profonda amarezza dei suoi genitori, si immedesimo in loro poiché non esiste nulla di più grave al mondo del veder spegnersi, come una fiamma, la bambina che hanno messo al mondo con tanto amore.
Un caso ,quello di Indi, che scuote l’opinione pubblica, il mondo politico, sociale, etico, legislativo; attorno al quale si stanno scatenando polemiche fortissime affinché il diritto alla vita venga tutelato, protetto, contro tutto e tutti.
Poco fa è arrivato un triste annuncio riguardante proprio la piccola Indi Gregory, uno di quelli che vanifica ogni speranza.
Quello che vede coinvolta, suo malgrado, Indi Gregory, è un caso che sta facendo molto rumore. La Cei stessa ha richiamato la preziosità della vita come valore, precisando che, oggi, troppe viete sono state negate, come se le esistenze delle persone ammalate e dei disabili gravi venissero bollate come indegne di essere vissute “arrivando a presentare come gesto umanitario il suicidio assistito o la morte procurata”.
Lo steso Codacons ha annunciato la presentazione di una denuncia alla Procura di Roma contro l’Alta Corte di Londra. Purtroppo , poche ore fa, l’ appello dei genitori di Indi Gregory per impedire il distacco delle macchine tengono in vita la loro bambina è stato rifiutato ed è stato negato il ricorso alla Convenzione dell’Aja per il suo trasferimento in Italia, cosa cui la madre e il padre della piccola hanno premuto, in modo che nel nostro Paese potesse ricevere la giusta assistenza a Roma.
Tutti noi abbiamo sperato che i nostri medici potessero offrirle una “seconda e ultima possibilità” ma ogni speranza è stata vanificata dalla doccia fredda arrivata ieri, 10 novembre, quando i giudici inglesi hanno fissato la data del 13 novembre come termine per il distacco dei macchinari che tengono in vita Indi.
In seguito, i legali della famiglia Gregory, hanno precisato che l’interpretazione corretta della sentenza indica che il distacco verrà effettuato il prima possibile, probabilmente, proprio oggi, sabato 11 novembre, che sarà l’ultimo giorno di vita terrena di Indi. Il giudice Peter Jackson ha definito l’intervento italiano per il trasferimento a Roma della neonata “non nello spirito della Convenzione dell’Aja”, affermando che “i tribunali inglesi sono nella posizione migliore per valutare “l’interesse superiore” della bambina, quindi non è necessario un tribunale italiano”.
Il nostro Consiglio dei Ministri, lunedì scorso, aveva conferito alla neonata la cittadinanza italiana, per permetterle di essere presa in cura dall’ospedale ‘Bambin Gesù’ di Roma. La Meloni stessa, difendendo a spada tratta il diritto alla vita, ha fatto esplicito riferimento all’articolo 32 della Convenzione dell’Aja per la protezione dei minori che, al paragrafo 1 lettera b, recita che “su richiesta motivata dell’Autorità centrale o di un’altra autorità competente di uno Stato contraente con il quale il minore abbia uno stretto legame, l’Autorità centrale dello Stato contraente in cui il minore ha la sua residenza abituale e in cui si trova” potrà “chiedere all’autorità competente del suo Stato di esaminare l’opportunità di adottare misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore”. Purtroppo, le ultime notizie giunte a mezzo stampa, sembrerebbero, salvo un miracolo, vanificare ogni speranza di tenere in vita Indi.