Ricoverato in ospedale, Bruno muore dopo tre giorni: sul suo corpo la scoperta agghiacciante
Mistero sulla morte di Bruno Modenese, un uomo di 45 anni deceduto nei giorni scorsi a Venezia. A quanto si apprende Modenese era entrato di sua volontà nel nosocomio lagunare sostenendo di sentirsi confuso. I medici, dopo una prima valutazione, avevano deciso per il ricovero. Poi è successo qualcosa e ora la procura, che ha raccolto l’esposto presentato dalla famiglia dell’uomo, vuole vederci chiaro. Spiega Repubblica come ieri sera la pm Daniela Moroni: “ha iscritto ieri sera nel registro degli indagati due infermieri, di 19 e 45 anni, entrambi residenti nel Veneziano”.
“Oggi alle 12 nel Tribunale di Venezia la pm conferirà l’incarico di eseguire l’autopsia alla medico legale Barbara Bonvicini e allo specialista maxillofacciale Guido Bissolotti per fare luce sui motivi del decesso. A quel punto anche le altre parti – Augusto Palese e Renato Alberini, avvocati della famiglia Modenese, l’azienda sanitaria e i legali degli accusati – potranno nominare dei loro periti”.
Venezia, entra in ospedale e muore dopo 3 giorni: segni di lesioni
Sotto l’occhio della procura due infermieri: un 19enne e un 45enne. Secondo la famiglia infatti Bruno sarebbe stato picchiato per contenere i suoi modi aggressivi. “Bruno presentava una ingiustificata rottura del setto nasale, visibili segni di ecchimosi al volto, la frattura dello zigomo sinistro – scrivono gli avvocati – con la presenza, a seguito di Tac e Agiotac, di emorragia cerebrale”.
Alla Nuova Venezia il fratello racconta: “Per un intero giorno ci hanno nascosto la verità, non ce l’hanno fatto vedere, giustificandosi dicendo che aveva problemi di saturazione dell’ossigeno nel sangue e che lo avevano intubato. Aggiungendo, addirittura, che i valori stavano tornado alla normalità. Cosa è successo a mio fratello? Vogliamo la verità.
“Solo il lunedì dopo, i due fratelli, conferendo direttamente con i primari dei due reparti, potevano apprendere che il fratello, già al Pronto Soccorso, era stato contenuto e trattato farmacologicamente perché in severo stato di agitazione, cui era seguito un improvviso arresto cardiocircolatorio che costringeva i sanitari a rianimare l’uomo per ben 30 minuti, per poi intubarlo e ricoverarlo in Terapia Intensiva, dove arrivava in uno “stato di coma, senza farmaci e senza riflessi”.