Morte choc, Giacomo sepolto da migliaia di formaggi: “C’è voluta tutta la notte per trovarlo”

Assurda tragedia a Romano di Lombardia, provincia di Bergamo. Ieri, domenica 6 agosto, Giacomo Chiapparini, imprenditore agricolo di 74 anni, è morto travolto da 25mila forme di Grana Padano. L’uomo stava lavorando all’interno del proprio caseificio su un macchinario per lo spostamento dei formaggi. Improvvisamente i primi scaffali hanno ceduto e con un effetto domino il crollo di migliaia di forme ha provocato la morte del titolare dell’azienda.

C’è voluta tutta la notte per individuare il corpo, ormai senza vita, di Giacomo. Erano le 8:45 di questa mattina, lunedì 7 agosto, quando i soccorritori sono riusciti a trovarlo. Sul posto sono intervenute ben 21 unità dei Vigili del fuoco di Bergamo, Treviglio, Romano e Dalmine con le unità cinofile. Presenti anche il personale del 118 e la squadra Usar (Urban search and rescue) dell’Agenzia regionale di emergenza e urgenza. Sul fatale incidente stanno indagando i Carabinieri della compagnia di Treviglio e i tecnici dell’Ats.

imprenditore ucciso 25mila forme granapadano

L’incidente che ha ucciso Giacomo: chi era l’imprenditore di Romano

Giacomo Chiapparini si trovava nello stabile quando è stato schiacciato da 25mila forme di Grana Padano. Al momento non è ancora chiara la dinamica dell’incidente. Forse si è tratta di un guasto al sistema che muove le forme e che il titolare del caseificio in quel momento stava usando. Il primo a cadere è stato uno scaffale alto fino al soffitto che ha provocato un terribile effetto domino: per l’uomo non c’è stato nulla da fare.

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Sul sito GranaPadano.it si trova un articolo dedicato all’imprenditore: dal 2006 produceva il pregiato formaggio mungendo “mediamente 270 quintali di latte per produrre 50 forme di Grana Padano per un totale di oltre 15 mila forme l’anno“. La figlia racconta: “Siamo produttori di latte da sempre. Mio padre Giacomo, ultimo di 7 fratelli, ha lavorato per anni con il padre e due fratelli come mezzadro prima di mettersi in proprio, guadagnandosi, grazie al suo lavoro, la prima cascina e un po’ di terra”.

“Nel 1977 si è diviso dai fratelli e con la sua quota di 26 capi bovini, un trattore, un escavatore, mezzo capannone e un po’ di terra, ha iniziato la sua avventura” dice ancora la donna ricordando la vita del papà: “Ha cominciato a costruire la prima stalla e a vendere la materia prima alle grandi aziende di trasformazione, come Invernizzi e Kraft, riuscendo a farsi riconoscere anche premi per la qualità“.

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