ANTONIO LOGLI, ARRIVA LA CONFESSIONE DEI FIGLI: “SI CHIUSERO IN CUCINA E..”
Il caso Roberta Ragusa continua ad essere tra i più mediatici e ad appassionare i telespettatori che si continuano a chiedere dove sia il suo corpo e, soprattutto, in che modo sia stata uccisa, in quanto si parla di omicidio e di un processo indiziario che ha visto Logli l’unico colpevole per la giustizia.
Di Roberta si sono perse le tracce nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012. Questa madre premurosa, amorevole, che mai avrebbe lasciato da soli i suoi bambini, sembra essere stata inghiottita nel nulla, in una fredda notte invernale, a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa.
Cosa ne è stato di questa splendida donna dagli occhi grandi, azzurro cielo, non si sa ancora. Il suo resta un giallo, nonostante la condanna a 20 anni di reclusione del marito che, secondo i giudici, l’avrebbe uccisa e fatto sparire il suo corpo per paura di contraccolpi economici conseguenti alla separazione che la donna voleva chiedere.
I figli di Logli e della Ragusa, Daniele e Alessia, sono sempre stati convinti dell’innocenza del loro padre. Proprio Daniele Logli, il primogenito, che ha sempre avuto un’istinto di protezione nei confronti della sorella, ha ribadito la sua posizione.
Daniele continua a supportare il padre, che si è sempre dichiarato innocente, con la speranza che possa esserci una revisione del processo. Vediamo cosa ha dichiarato il ragazzo.
E’ il settimanale Giallo a riportare, tra le sue pagine, di una lettera scritta proprio dal giovane, affinché l’avvocato che lo assiste possa tenere conto delle dichiarazioni in essa contenute. Daniele, Alessia e Sara Calzolaio, in fin dei conti, nonostante Logli sia in carcere, condannato a 20 anni per omicidio e occultamento di cadavere, ribadiscono fermamente la sua innocenza.
La speranza è che l’iter di revisione del processo possa portare ad un ribaltamento della sentenza che ha decretato la dura condanna nei confronti di Antonio Logli come autore del delitto della Ragusa. Nell’intento di fornire elementi utili alla difesa, ha scelto ancora una volta di parlare anche perché ormai resta davvero poco tempo per l’udienza decisiva sull’istanza di revisione del processo.
In aula, si deciderà tutto il 5 dicembre, ragion per cui tutte le carte a disposizione devono essere tirate fuori. Sul settimanale Giallo è stato pubblicato il contenuto di una lettera scritta di suo pugno da Daniele, che il team di Logli vorrebbe utilizzare nell’iter che potrebbe portare ad un ribaltamento della sentenza emessa in cassazione che vede, appunto, unico colpevole dell’omicidio di Roberta Ragusa, proprio il marito.
La speranza di ribaltare quanto deciso è deposta tutta in questa missiva e nella presunta testimonianza di due ex detenuti. Ma vediamo, finalmente, cosa Daniele ha scritto: “Sono già stato sentito a suo tempo in una vicenda che ancor oggi mi pare assurda e che mi ha segnato in quanto all’epoca avevo solo 15 anni. Ero legato alla mamma ed ero e sono legato anche a babbo. Rammento che babbo, ad un certo punto, fu invitato dal maresciallo della stazione carabinieri di S. Giuliano ad acconsentire che gli si facesse una ispezione corporale, babbo acconsentì e si chiusero in cucina, che era l’unica stanza dove potevano stare tranquilli…”.
Il settimanale Giallo sottolinea che non si sa come la difesa di Antonio Logli voglia utilizzare queste parole, ossia quali aspettative depone in esse. Nella lettera Daniele parla di “ispezione corporale” su Antonio Logli, che sarebbe avvenuta il 14 gennaio 2012, poche ore dopo la scomparsa di Roberta Ragusa. Il giovane ha concluso la lettera, indirizzata all’avvocato del padre, dicendo di non ricordare altro “di significativo”, con la speranza che quanto ha scritto possa comunque essere di valido aiuto.