Famiglia finlandese lascia Siracusa, la lettera di una prof: “Cara mamma finlandese…”
Una famiglia finlandese decide di lasciare Siracusa in Sicilia, dove si era trasferita lo scorso agosto, perché la scuola non sarebbe in grado di fornire i giusti insegnamenti ai figli. A rendere pubblica la vicenda con una lettera inviata al sito ‘Siracusa news’ è stata Eline Mattsson di 42 anni, madre di quattro figli di tre, sei, 14 e 15 anni, e moglie di un uomo di 46 anni. Il trasferimento in Spagna è avvenuto lo scorso ottobre, poco dopo l’apertura dell’anno scolastico, ma la notizia è divenuta di dominio pubblico solo ora. La replica alla famiglia finlandese arriva da una professoressa di italiano, Valentina Petri, che pubblica una lettera aperta sul blog del Fatto Quotidiano.
Nella lettera scritta dalla donna finlandese si legge, tra le altre cose, che suo figlio di sei anni le avrebbe riferito che durante le lezioni “urlano e picchiano sul tavolo”. Un altro figlio, quello di 14 anni, avrebbe invece affermato di conoscere la lingua inglese “meglio dell’insegnante di inglese”. La giornata a scuola poi, prosegue lo sfogo della donna, “si trascorre sulla stessa sedia dalla mattina fino a quando non si ritorna a casa. La Finlandia si rende conto dei benefici di bambini che si muovono, giocano, urlano e corrono liberamente all’aperto per liberarsi delle energie in eccesso e prendere aria fresca, così da ottenere migliori risultati a scuola. Come farebbero altrimenti a concentrarsi? Perché non tutti i bambini dovrebbero avere le migliori premesse per l’apprendimento? Perché non vi rendete conto dei benefici dell’aria fresca? Gioca e impara!”.
Accuse, quelle mosse dalla famiglia finlandese, che hanno suscitato la reazione indignata di molti. Tra questi anche la professoressa Petri. “Cara Elsa, non lo so se ti chiami così. – si legge nella lettera pubblicata dal Fatto – È il primo nome un po’ nordico che mi è venuto in mente, scusa se mi permetto di scriverti. Sì, tu, la mamma finlandese che è scappata indignata dalla scuola italica portando via Sven e Olaf e tutta la tua prole traumatizzata dal nostro sistema scolastico ottocentesco. Intanto hai fatto bene: voglio dire, se pensi che sia la cosa migliore per i tuoi figli, hai fatto bene”.
“Tu l’hai mai fatta assistenza in cortile alle medie? – incalza la prof – Quando sei responsabile della vita di un numero imprecisato di forme di vita preadolescenziali dalle felpe indistinguibili e intenzionate soltanto a scappellottarsi vicendevolmente? Sei mai stata in un gioioso cortile di ghiaia a invocare tutte le divinità pagane che conosci, perché i Santi erano finiti e comunque li hai tirati giù tutti, sperando che nessuna pietra finisse in collisione con nessuna parte del corpo di un tuo studente perché in quel caso sarebbe colpa tua?”.
“Comunque, Elsa, secondo me è un po’ tutta questione di farci l’abitudine. – ironizza contro la donna finlandese – Hai mollato la spugna troppo presto. I tuoi figli non so, certo, ma tu ti sei già integrata benissimo con il sistema scolastico italiano: sei la tipica mamma che, dopo soli due mesi di scuola dei figli, ha già capito tutto quello che non va e messo per iscritto come andrebbe fatto. Hai provato a entrare nella chat dei genitori? Perché hai tutte le carte in regola per diventare rappresentante di classe. Elsa, sei italiana e non lo sai, fìdati”, conclude.