Caso Yara Gambirasio, cosa è successo davvero alla pm indagata
Si torna a parlare del caso di Yara Gambirasio e contestualmente di Massimo Bossetti. Dopo i recenti sviluppi sul caso, chiuso in via definitiva, Le Iene tornano sull’argomento facendo un po’ di chiarezza. Durante la prima puntata del programma di Italia 1, Antonino Monteleone è tornato a parlare dei nuovi aggiornamenti. Tutto si fonda sulle accuse di ‘frode processuale e depistaggio’ che potrebbero rivoltare l’esito di uno dei processi più famosi degli ultimi anni in Italia. Ma cosa è successo?
Per comprendere a pieno il ragionamento, dobbiamo fare un passo indietro e specificare che questa intuizione non è di certo de Le Iene, ma che si presenta dopo che il gip di Venezia, Alberto Scaramuzza, ha disposto l’iscrizione nel Registro degli indagati del pm del caso di Yara Gambirasio, Letizia Ruggeri. La Ruggeri, per chi avesse seguito l’avvincente caso giudiziario degli scorsi anni, è stato il magistrato che ha fatto condannare Bossetti, ovvero Ignoto 1, chi ricorda la storia. Secondo il gip di Venezia ora, l’ipotesi è quella che la Ruggeri sia colpevole di frode processuale e depistaggio.
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Caso Yara Gambirasio: “Adesso può cambiare tutto”
Tutto si baserebbe sulla, presunta, incorretta conservazione e spostamento dei campioni di DNA del famoso “ignoto 1” che è valso l’ergastolo a Bossetti. Ricorderete la vicenda, Yara sparisce nel nulla nel 2010. Dopo diversi mesi di ricerche il corpo della ragazza viene ritrovato e sui suoi abiti vengono rinvenute 11 tracce di Dna esterno. Ma è su quelle sulla mutandine della giovane che verte l’intero processo ai danni di Bossetti, visto che quel Dna, per la Ruggeri e i tecnici, era il suo.
Finora mai era stato messo in discussione, nemmeno dalla difesa, l’evidenza del Dna di Rossetti, tuttavia la “scientificità del processo di recupero dello stesso”. Secondo la difesa dell’uomo in carcere, si sarebbe trattato di una “piccola anomalia per quanto riguarda la parte mitocondriale”. Quello che si chiede quindi, sono nuove analisi. Tuttavia oggi, non esistono più campioni di DNA genetico.
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E qui parte la nuova inchiesta ai danni del pm: la quantità di DNA, prima “tantissima” (stando alle parole del pm) e poi di “scarsa quantità” fino a “niente”, fanno salire dei ragionevoli dubbi sulla vicenda. Le Iene fanno poi notare che gli ultimi reperti genetici, tenuti al San Raffaele di Milano, furono portati all’Ufficio Corpi di Reato di Bergamo (in scarse condizioni) dopo la sentenza. La responsabilità della Ruggeri risiederebbe proprio qui.