FUNERALI DI STATO PER ROBERTO MARONI, LE PAROLE DEL FIGLIO SONO UN COLPO AL CUORE

Solo tre giorni fa, le principali agenzie stampa hanno iniziato a diramare una notizia che ha lasciato tutti sgomenti: quello della morte di Roberto Maroni, a soli 67 anni.

Era “un inguaribile ottimista”, un sognatore che non ha mai smesso di guardare al futuro con positività, pur essendo perfettamente consapevole della sua malattiaun tumore che non gli ha lasciato scampo.

Ha combattuto, da gran guerriero, ma ha capito quando fermarsi, rinunciando a diventare sindaco di Varese, per via delle sue gravi condizioni di salute. Ci sono tante cose di cui bisognerebbe parlare, che esulano la politica, una delle tante e forti passioni di Roberto.

Maroni era molto di più. Politico per passione, come amava definirsi sui social, ma anche tifoso del Milan, amante della vela, del blues, che suonava con l’organo Hammond nella sua band, i Distretto 51, e del rock; quello del suo idolo Bruce Spirngsteen.

Oggi, 25 novembre 2022, è stato il giorno del suo addio terreno, dei suoi funerali e le parole del figlio sono un colpo al cuore per tutti coloro che, indipendentemente dal proprio orientamento politico, ritengono che Roberto Maroni sia stato un grande uomo.

Varese, in questo giorno così triste, di lutto cittadino per il funerale di Stato di Roberto Maroni, si è stretta, in una sorta di silenzio abbraccio collettivo, sentito, commosso, attorno ai familiari del politico deceduto per l’ultimo saluto, con i funerali celebrati presso la basilica di San Vittore e officiati da monsignor Giuseppe Vegezzi, vescovo ausiliare della diocesi di Milano. Una chiesa gremita di gente, di concittadini, di gente venuta a dargli l’addio terreno.

Una folla impressionante, quella che è giunta, al punto che è stato necessario un impianto di filodiffusione fuori dalla chiesa, per far si che tutti i presenti potessero ascoltare la funzione religiosa, oltre ad un maxischermo allestito nel corso Matteotti. Il 22 novembre, la famiglia ha scelto delle parole toccanti, forti, per annunciare il trapasso: “Questa notte alle 4 il nostro caro Bobo ci ha lasciato. A chi gli chiedeva come stava, anche negli ultimi istanti, ha sempre risposto ‘bene’. Eri così Bobo, un inguaribile ottimista. Sei stato un grande marito, padre e amico”, concludendo con una citazione celebre di Emily Dickinson: “Chi è amato non conosce morte, perché l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina. Ciao Bobo”. 

Ma chi era Roberto Maroni e nel privato? Un padre e un marito amorevole, che viveva i suoi amori e i suoi affetti con la giusta discrezione, tenendoli gelosamente lontani dai riflettori. Il suo grande amore? Emilia Macchi e la loro storia d’amore è lunghissima, fiabesca, iniziata tra i banchi di scuola al Liceo Ginnasio Statale Ernesto Cairoli di Varese. Un amore, anzi l’amore, che ha portato alla nascita di tre figli, Chelo, Filippo e Fabrizio.

E’ stato proprio il figlio Filippo a prendere la parola al termine della cerimonia, lasciandosi andare ad un ricordo molto toccante di papà Roberto: “Lontano dalla famiglia, rimanevi fuori da molte cose, dai problemi di tutti i giorni, ma sapevamo che chi volevi bene”, aggiungendo: “A volte durante un film chiedevi:’ metti in pausa’. Poi ci abbracciavi e ci dicevi ‘ vi voglio bene’.

E’ il ricordo di un figlio che è rimasto prematuramente senza la figura paterna, quella che si è destreggiata tra i suoi molteplici impegni, senza mai far mancare la sua presenza mentale; quella che abbatte le distanza in nome dell’amore. La stessa premier, Giorgia Meloni, rivolta ai figli di Roberto, ha detto: “Grazie. Oggi ci avete insegnato qualcosa”, chiosando: “Penso che l’Italia sia stata fortunata a potere contare su una persona così nelle sue istituzioni”. Anche Matteo Salvini ha speso solo bellissime parole per Maroni: “Roberto Maroni è stato un orgoglio per la Lega e per l’Italia”, ha dichiarato, per poi aggiungere:  L’eredità politica dell’ex ministro dell’Interno ed ex presidente della Regione Lombardia è risolvere i problemi e non crearli. Siamo qua per questo”. 

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