Navi pirata, si sta girando lo stesso film dell’epoca di Salvini: nessuno in Europa e’ disposto a muovere dito, tutti fanno finta di nulla. la feccia strepita e solo Orban ha le palle per fare i complimenti

GOVERNO SOTTO ATTACCO DOPPIA STRATEGIA IN EUROPA IL TWEET DI ORBAN: «GRAZIE MELONI, DIFENDE L’EUROPA»

Ilario Lombardo per “la Stampa”

La Francia gli ha fatto tirare un sospiro di sollievo. La tensione è già arrivata al limite e da adesso in poi la pressione politica e mediatica costringe a fare i conti con una domanda che giorno dopo giorno si fa ossessiva: fino a quando si possono lasciare in mare i migranti?

Per questo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha accolto con un senso quasi di liberazione la conferma che domani il suo omologo francese Gerald Darmanin metterà a punto le procedure per accogliere una parte dei migranti messi in salvo dalle navi Ong ferme nelle acque territoriali italiane. Ora ci sarà un sopralluogo in Sicilia dei funzionari francesi dell’immigrazione, che non avrebbero fatto se alle imbarcazioni non fosse stata permessa, per decreto, una sosta temporanea nei porti.

C’è un metodo che persegue Piantedosi. Un metodo che il ministro dell’Interno non si aspettava finisse così rapidamente al centro del conflitto politico. E che ora ha necessità di spogliare del suo vestito più ideologico, quello, per intendersi, che sta scatenando le rivendicazioni di Matteo Salvini e ha strappato gli applausi di Viktor Orbán sulla difesa dei confini europei.

L’apertura francese è simbolicamente «significativa», per Piantedosi, perché a suo dire è l’ammissione di un problema. Servono però altre sponde, altri Paesi pronti a farsi carico di una quota di migranti. E in queste ore ci sta pensando anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani a corteggiarli, cercandoli tra i meno riluttanti – si spera nella Germania -, quindi non tra gli storici alleati della premier Giorgia Meloni, come gli ungheresi, i polacchi e i cechi.

Nel frattempo, il governo studia come rinforzare l’asse del Mediterraneo, dei Paesi di confine, più esposti agli sbarchi. È una vecchia battaglia comune, in un format che di esecutivo in esecutivo torna sempre di attualità. Al Viminale segnalano l’importanza del vertice in videoconferenza, tre giorni fa, di Piantedosi con i colleghi di Cipro, Spagna, Malta e Grecia. Sono i Med5, che lo scorso giugno erano tornati a chiedere, per l’ennesima volta, un patto europeo per superare i vincoli del Trattato di Dublino.

Durante l’incontro si è parlato della necessità di rilanciare un piano per i corridoi umanitari, che permetta una selezione ordinata dei flussi nei Paesi di origine o di transito dei migranti. Una traduzione più pragmatica del cosiddetto blocco navale proposto da Meloni.

Il canovaccio è lo stesso di sempre: l’Italia cerca alleati per affermare il principio di una maggiore e concreta condivisione degli sbarchi e dei profughi. Va così da anni, girando spesso a vuoto.

La differenza è tra chi si limita a cercare la strada migliore di negoziare con l’Europa e chi invece prende la via più breve e lo fa sfruttando la disperazione dei migranti accolti sulle navi delle Ong. Proprio su questo punto, Piantedosi sta cercando adesso il momento adatto per allentare la tensione e allargare la strategia che punta a un coinvolgimento maggiore dell’Ue.

Chi lo conosce e gli ha parlato in queste ore, sostiene che il ministro avrebbe volentieri evitato «una personalizzazione» così spinta. Ieri è stato contestato a Venezia da manifestanti della Ong Mediterranea e da «uomo di Stato» non gli fa piacere essere dipinto come un Salvini che mostra i muscoli sotto la grisaglia del tecnico.

Per questo il ministro ha chiesto la massima condivisione all’interno del governo, è andato in conferenza stampa con accanto la premier e si sta quotidianamente coordinando con Tajani per lavorare sui fianchi dei partner più aperti al ricollocamento. Piantedosi sa bene che il tempo non è dalla parte dell’Italia. Più i giorni passano, più l’incriminazione per sequestro di persona diventa una possibilità meno remota.

Il processo della Open Arms a carico di Salvini è un precedente che non aiuta. Difficile far valere in sede europea, se non come arma politica, la teoria che sia il Paese di bandiera a caricarsi la responsabilità delle Ong e dei profughi. Gli avvocati delle organizzazioni non governative hanno già preparato i ricorsi da depositare oggi al Tar contro il decreto interministeriale firmato da Piantedosi, Salvini (in qualità di ministro delle Infrastrutture con delega sui porti) e Guido Crosetto (Difesa), che permette la sosta temporanea. E ancora non si è deciso cosa fare delle navi, come la Humanity 1, che si rifiutano di tornare al largo dopo aver fatto sbarcare i migranti nelle condizioni più fragili.

Le imbarcazioni umanitarie interessate sono quattro: il decreto, esteso a tutte, prevede uno sbarco selettivo che sarà impugnato sulla base del diritto internazionale e delle Convenzioni che prevedono il salvataggio in mare. È un fatto, però, dicono dal Viminale, che le navi che hanno attraccato sono ancora lì, e non sono state subito costrette a tornare a largo. Il governo resta in attesa di capire cosa succederà, e se in Europa si smuoverà qualcosa.

O se la magistratura interverrà con indagini e sequestri, per il mancato rispetto del nuovo provvedimento. Ieri Meloni e Salvini hanno ringraziato papa Francesco per aver spronato l’Ue a non lasciare sola l’Italia. Ma Bergoglio ha anche detto che i migranti in mare vanno salvati. Niente di diverso da quello che sostiene Bruxelles: prima si fanno sbarcare i profughi, perché è un «dovere morale e legale», poi si intavola un negoziato.

2 – MIGRANTI, HUMANITY NEL PORTO DI CATANIA. PEREGO (CEI): “SBARCO SELETTIVO ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA”. ORBAN LODA MELONI: “GRAZIE PER LA DIFESA DEI CONFINI EUROPEI”

Estratto dell’articolo di www.repubblica.it

“Un attacco alla democrazia” lo sbarco “selettivo”. Il j’accuse arriva da monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che si occupa di immigrazione nonché presidente della fondazione Migrantes che riflette con preoccupazione su quanto sta avvenendo al largo delle acque di Catania con tre navi Ong in acque italiane.

“Anziché modificare il regolamento di Dublino e impegnare tutte le nazioni europee in una solidarietà come si era avviato con i 21 Paesi Ue, c’è il rischio che si ritorni ai nazionalismi e l’Italia in questo caso corre il rischio di restare sola ad affrontare la situazione, essendo al confine, mentre per noi è molto importante un coinvolgimento di tutti i Paesi europei”, dice Perego all’Adnkronos.

Che chiede al governo di soccorrere tutti: “È molto importante mettere al centro i soccorsi in mare e lavorare come si era iniziato nel modificare il regolamento di Dublino, nella responsabilità di tutti nell’accoglienza. È molto importante che anche il nostro governo lavori in questa direzione e non dia segnali contrari”.

Intanto il premier ungherese Viktor Orban loda Meloni su Twitter: “Finalmente! Dobbiamo un grande ringraziamento a Giorgia Meloni e al nuovo governo italiano per aver protetto i confini dell’Europa”, riferendosi a un articolo in cui si dà conto della parziale chiusura dei porti alle navi delle Ong con a bordo i migranti. Il tweet si conclude con l’hashtag “#GrazieGiorgia”.

Da parte sua il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini richiama le parole di Papa Francesco, che, sul volo di ritorno dal viaggio in Bahrein ha detto che la politica su migranti va concordata fra tutti i Paesi dell’Ue: “Grazie al Santo Padre per le parole di grande saggezza – ha detto il leghista – L’Italia non può essere lasciata sola e non può accogliere tutti”.

A seguire anche la premier Meloni ringrazia il Pontefice: “Ascoltiamo sempre con grande attenzione le parole del Santo Padre che sono un perenne monito alla saggezza e alla carità. E lo vogliamo ringraziare sentitamente per il suo incoraggiamento e soprattutto per il suo invito alla concordia nazionale e internazionale. Le grandi sfide che abbiamo davanti non si possono vincere se non unendo gli sforzi di tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.

Anche l’opposizione insorge sul caso sbarchi. Nella notte dalla nave della ong Sos Humanity nel porto di Catania sono sbarcati 144 migranti “fragili” dei 179 a bordo, dopo un’ispezione delle autorità italiane. “Scelte illegittime del governo”, per il Pd, perché la crisi migratoria “non si gestisce così, ledendo la dignità delle persone e le norme del diritto internazionale”. Quindi la richiesta al ministro dell’Interno Piantedosi “di venire in Aula alla Camera a riferire sulle scelte fatte”. Humanity1 è la prima delle quattro navi umanitarie fatta entrare in porto solo per il tempo necessario per far scendere chi ha bisogno di cure urgenti. Uno sbarco “selettivo” con i 35 migranti che vengono riportati in acque internazionali a bordo della nave di cui il governo italiano non intende più occuparsi. […]

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