Reddito di cittadinanza, la decisione del governo Meloni: chi lo perderebbe
Reddito di cittadinanza: la decisione del governo Meloni. Il premier continua a rispettare la linea data in campagna elettorale in relazione al RdC. Il suo obiettivo è chiaro e semplice: superare già nel corso del 2023 il Reddito di cittadinanza per arrivare a due strumenti diversi. Si tratta di uno spacchettamento della misura. Da una parte il sussidio per chi non può lavorare, dall’altro un aiuto orientato all’inserimento lavorativo per chi invece può ma non è abbastanza formato.
Un vero e proprio “sdoppiamento” del Reddito, senza passare per una fase intermedia come quella ipotizzata dal leader della Lega. Dice Salvini: “La parte assistenziale dello strumento ha funzionato, mentre l’inserimento lavorativo è stato un fallimento”. Tra l’altro, con la nuova impostazione, verrebbe automaticamente archiviata anche la condizionalità in base alla quale il reddito deve essere tolto ai beneficiari che rifiutano le offerte di lavoro. A riguardo, Galeazzo Bignami, deputato di FdI ha dichiarato: “Al momento non abbiamo nemmeno i dati su queste persone”.
Reddito di cittadinanza: la decisione del governo Meloni
Per lui questo “sdoppiamento” è l’unica via percorribile. I sussidi saranno concentrati sui disabili, sugli anziani, sulle persone espulse dal mondo del lavoro senza possibilità di accedervi ancora, per i quali il nuovo “assegno di solidarietà” potrà risultare anche più pesante rispetto alle erogazioni attuale. Ma non è finita, perché dall’altra parte della medaglia, ci saranno le risorse del Fondo sociale europeo, che verranno usate per piani di formazione durante i quali sarà previsto anche un sussidio.
In questo modo l’attuale costo del Reddito di cittadinanza, che si avvicina ai 9 miliardi l’anno, potrebbe essere quasi dimezzato o quasi. E i risparmi darebbero reinvestiti su altre voci. “Se sono corrette le stime fatte dal ministero del Lavoro alla fine dello scorso anno, circa la metà dei beneficiari appartiene alle categorie in grado di lavorare” spiega ancora Bignami.
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Il motivo risiede nel fatto che ci sono molti percettori che pur in età lavorativa e senza problemi di salute non hanno competenze sufficienti. Aiutarli a maturarle doveva essere il compito dei centri per l’impiego, che in questi tre anni e mezzo sono stati però il vero anello debole dell’operazione Reddito di cittadinanza. Staremo a vedere.