SALVATORE PAROLISI TORNERÀ IN LIBERTÀ TRA POCHI ANNI: LA DECISIONE SULLA FIGLIA
Melania Rea aveva solo 29 anni quando venne uccisa dal marito, l’ex caporalmaggiore Salvatore Parolisi, con il quale aveva avuto una figlia, la piccola Vittoria, di soli 18 mesi. Una vita, quella di Melania, stroncata per mano di colui che, al di sopra di tutto e tutti, l’avrebbe dovuta amare e proteggere.
Di Carmela Rea che tutti chiamavano Melania in termini affettuosi, si persero le tracce molti anni fa, il 18 aprile 2011, sul Colle San Marco, dove era andata a trascorrere una giornata spensierata assieme al marito e alla figlioletta. Due giorni dopo, il 20 aprile, arrivò la tragica notizia che sconvolse l’Italia intera
Nei tg e nei programmi che si occuparono dell’omicidio della Rea, furono ripercorsi gli ultimi istanti di vita della giovane madre. Melania, quel maledetto 18 aprile 2011, aveva bisogno di andare al bagno, diretta verso lo chalet ” Il Cacciatore” per usufruire dei servizi igienici.
Lì non ci è mai arrivata, in quanto la sua vita è stata stroncata dal marito, Salvatore Parolisi, che lei adorava, che considerava il centro del suo mondo. Forse, negli ultimi mesi, la donna aveva scoperto che lui non la corrispondeva più come un tempo, ma ci teneva terribilmente a salvaguardare la sua famiglia.
Quella veniva al di sopra di tutto. Sappiamo perfettamente che, dopo 20 minuti dall’allontanamento di Melania, fu lo stesso Parolisi a lanciare l’allarme, in quanto la moglie non aveva fatto ritorno da lui. Ma vediamo cosa è accaduto proprio all’assassino Parolisi.
Il Tribunale per i minori di Napoli, nel 2017, ha dichiarato Parolisi, condannato in via definitiva alla pena di 20 anni di reclusione che sta scontando da quando, a luglio 2011, venne arrestato e rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto, “decaduto dalla civile responsabilità genitoriale sulla figlia”.
Parolisi, in tutti questi anni, non ha mai ammesso di aver accoltellato a morte la moglie Melania, rinvenuta cadavere due giorni dopo che di lei si sono perse le tracce, nel Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, grazie ad una telefonata anonima arrivata al 113 di Teramo.
Il corpo senza vita si trovava a circa 10 km di distanza dal luogo della scomparsa. Trentacinque coltellate, una siringa infilzata, ecchimosi, tumefazioni, strani segni rinvenuti sul corpo martoriato, tra cui una svastica è quello che i soccorritori si sono trovati davanti agli occhi. Di tutto questo è stato capace Parolisi, che, dal carcere, si è sempre battuto per mantenere il contatto stretto con la figlia Vittoria.
Il Tribunale per i Minori di Napoli ha stabilito che non potrà mai più rivedere la figlia che ha avuto con Melania. Vittoria resterà con i nonni materni. Una decisione che è stata presa dai giudici del Collegio, dopo aver valutato “le modalità estremamente positive dell’affido, in atto da anni”. Nonna Vittoria e nonno Gennaro le hanno fatto da genitori, sostituendosi alla loro figlia barbaramente assassinata, e al loro genero, omicida.
Parolisi non potrà avere nessun rapporto con Vittoria, quindi nessun incontro, visita, contatto telefonico, contatto epistolare tra la bambina e il padre. Una decisione presa dai giudici, affiancati da un’equipe di psicologi, vagliando l’ “assoluta gravità dei comportamenti” del Parolisi e il fatto che “in assoluto disprezzo delle drammatiche conseguenze per la figlia, veniva da lui uccisa la madre della minore con la bimba probabilmente in macchina, si spera addormentata”. Una crudeltà inaudita, quella con cui l’ex caporalmaggiore si è accanito sul corpo della moglie, sino a toglierle la vita. Proprio questa è stata determinante per togliergli per sempre la responsabilità genitoriale sulla figlia.