“PER 10 ANNI I MEDICI MI DICEVANO CHE AVEVO SOLO ANSIA A CAUSA DELLO STRESS MA…”
C’è chi ha paura di entrare in uno studio medico perché teme di ricevere una terribile diagnosi e chi, invece, ritiene che, in presenza di sintomi prolungati nel tempo e invalidanti, sia doveroso effettuare una visita dallo specialista.
Ognuno ha il suo pensiero su questo, influenzato da esperienze negative, da uno stato di terrore verso i camici bianchi, dal rischio svenimento alla presenza di aghi e altri strumenti del mestiere.
Se il detto “prevenire è meglio che curare” è antico quanto il mondo, a volte non sono i pazienti a ricorrere in ritardo dal medico ma i medici a sbagliare la diagnosi.
Accade anche questo e l’errore può costare davvero caro. Il fenomeno, sebbene si tratti di eccezioni, avendo in Italia e nel mondo, tantissimi specialisti in gamba, invita comunque a riflettere.
Spesso, la leggerezza con cui viene emessa la diagnosi, può provocare problemi irreversibili e mettere in serio pericolo la vita del paziente, proprio come nel caso che sto per raccontarvi.
Sappiamo quanto l’ansia e lo stress, soprattutto da quando il Covid è entrato nelle nostre vite, siano sempre più dilaganti. Parliamo di una vera e propria emergenza, che colpisce moltissimi giovani. In fin dei conti, non dimentichiamoci che hanno vissuto trincerati in casa, privati delle loro amicizie, delle relazioni umane, per troppo tempo.
Ma non tutto può essere liquidato come ansia e stress. E’ questo il messaggio che il protagonista della storia, Tom Roberts, ha voluto lanciare a tutti gli utenti, facendo conoscere la sua storia. Il 27enne per anni è stato curato per ansia e stress quando, in realtà, non aveva nulla di tutto questo. Sin da adolescente, ha iniziato a lamentare sintomi che inficiavano pesantemente la sua quotidianità.
Tra questi tachicardia, stanchezza prolungata, dolore toracico a un battito cardiaco accelerato. Sintomi ai quali non riusciva a darsi una spiegazione, data la sua giovane età e il fatto che fosse uno sportivo. Così ha pensato di rivolgersi ad uno specialista, e poi a diversi altri, ricevendo sempre la stessa diagnosi: era stressato e ansioso. I medici gli propinavano le benzodiazepine per farlo calmare ma gli ansiolitici non risolvevano affatto il suo problema.
Solo per puro caso, quando durante l’ennesimo controllo medico gli è stato consigliato di sottoporsi ad elettrocardiogramma, l’agghiacciante verità è venuta fuori: Tom Roberts non era né ansioso; né stressato ma soffriva di WPW, ovvero della sindrome di Wolff-Parkinson White, che è “un’anomala conduzione cardiaca, determinata dalla presenza di vie accessorie o anomale che collegano atrio e ventricolo, localizzate in diversi e precisi punti del cuore”.
Parlando con il cardiologo, si è subito optato per l’ intervento chirurgico, senza il quale non avrebbe superato i 40 anni. Dopo un peregrinare tra ospedali e studi medici durato diversi anni, la diagnosi effettiva è stata tutt’altra e solo così si è potuto salvare. Da allora, il 27enne ha deciso di raccontare apertamente la sua storia sul web, avviando una raccolta fondi per aumentare la consapevolezza dei giovani, dato che le malattie cardiache nascoste nei giovani ma non diagnosticate possono portare a serie conseguenze, anche fatali.