MAMMA LEONESSA ACCOLTELLA I TRE STUPRATORI DELLA FIGLIA: “HO CORSO PER 2 CHILOMETRI”
Lo stupro è una delle piaghe più devastanti della nostra società; un flagello che non conosce età perché gli aguzzini, gli orchi, i carnefici, non hanno pietà, conoscono solo la crudeltà.
Purtroppo la cronaca, nazionale ed estera, ogni giorno ci mette dinnanzi alla realtà che non può essere ignorata. Spesso la situazione precipita drasticamente, in breve tempo.
Si parte dalle violenze verbali sino a che insulti, diffamazioni, offese, sfociano in maltrattamenti, schiaffi, pugni, sfrattonamenti, sino alle violenze sessuali, agli stupri.
E c’è un dato agghiacciante: spesso le vittime sono giovani donne, che non riescono a sottrarsi alla furia inaudita degli aggressori. Costoro, con una forza inaudita, sfogano i loro piaceri sessuali, le loro voglie.
Le conseguenze di tutto questo sono soprattutto psicologiche. Chi è vittima di uno stupro, spesso non denuncia per paura di severe ripercussioni. Ma subisce, passivamente, provando un senso di colpa, che degenera in ansia, depressione, sino al tentato suicidio per porre fine alla sua sofferenza.
Quanto accaduto in Africa ci lascia sgomenti. La notizia di cui sto per parlarvi, in men che non si dica, ha fatto il giro del mondo, lasciando letteralmente sotto choc tutti coloro che si sono imbattuti in questo caso di cronaca nera efferata. Una donna di 57anni, mentre stava preparando la cena, è stata avvertita da un amico della figlia 27enne, che la ragazza era stata portata via con la forza da tre uomini, condotta dentro un edificio abbandonato. Così ha deciso di intervenire immediatamente in difesa di colei che ha messo al mondo.
Dopo aver tempestivamente chiamato gli agenti della polizia locale, non ricevendo alcuna risposta, ha preso il coltello da cucina con cui stava affettando le verdure e si è messa a correre per più di 2 chilometri con la speranza che, nel frattempo, a sua figlia non fosse accaduto qualcosa di brutto.
La donna, originaria del Sud Africa che, per questo suo gesto eroico è stata ribattezzata “Mamma Leonessa”, per il suo istinto materno, ha raggiunto l’edificio dismesso e, non appena è entrata al suo interno, si è trovata di fronte una scena a dir poco agghiacciante: ha visto 3 uomini nudi che abusavano sessualmente della figlia.
In preda alla rabbia(e sfido qualsiasi genitore a non averne, dinnanzi a una cosa del genere), armata di coltello da cucina, si è scagliata contro i 3 aguzzini e ne ha accoltellato uno; il primo che si è visto dinnanzi agli occhi, mortalmente. Gli altri 2 stupratori sopravvissuti al suo attacco sono stati condannati a 30 anni di carcere.
Una storia dell’orrore, quella che vi ho appena raccontato, accaduta l’anno scorso ma della quale si continua ancora a parlare, proprio per sottolineare il coraggio, la forza, la determinazione di una donna, che seppur sulla carta dei pregiudizi è ritenuta “sesso debole”, è riuscita a farsi giustizia, seppur intervenuta quando già sua figlia stava subendo le violenze sessuali. Lo stupro continua ad essere una piaga devastante, contro la quale occorrono rigidi provvedimenti normativi e rigide pene. Una vera e propria mattanza che, ricordo, ha conseguente terribili sotto l’aspetto psicologico.