Reddito di cittadinanza, l’ultima discussione sulla misura: cifre e modifiche
Povertà e reddito di cittadinanza, l’allarme della Caritas. Secondo l’ultimo rapporto su povertà ed esclusione sociale nonostante la crescita del pil nel 2021 la situazione è in peggioramento. E nell’anno in corso con la prosecuzione della guerra e i rincari energetici cresce la preoccupazione. Il cardinale della Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Zuppi, durante la presentazione ha usato parole chiarissime e lanciato un monito.
“Una cosa che mi ha colpito – le parole del cardinale Matteo Zuppi – e speriamo che il governo sappia affrontare con molto equilibrio, è il problema del reddito di cittadinanza che è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. Quindi c’è un aggiustamento da fare ma mantenendo questo impegno che deve essere importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa zona retrocessione”.
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Povertà, dati preoccupanti dall’ultimo report della Caritas
I nuovi poveri, cioè persone che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas, anche se in leggero calo, rappresentano ancora una parte consistente (oltre il 42%). Inoltre sono in aumento le persone in carico da 1 o 2 anni, un dato che “può essere interpretato come una mancata ripresa da parte di chi ha sperimentato gli effetti socio-economici della crisi pandemica. Ma anche di un ritorno di coloro che già nel prepandemia avevano vissuto momenti di fragilità”.
Unico segnale positivo la diminuzione delle povertà croniche, dal 27,5% al 25,5%. Ma resta molto alto il dato sulla povertà intergenerazionale con il 59% di chi è assistito dalla Caritas che proviene da famiglie bisognose. Al Centro la quota raggiunge il 64,4% mentre nelle Isole siamo al 65,9%. Nord-est e Sud sono invece le aree dove è maggiore l’incidenza di poveri di prima generazione.
L’analisi dei bisogni sottolinea una prevalenza delle difficoltà materiali. Nell’anno del post-pandemia, l’80,1% delle persone sostenute si trova in uno stato di fragilità economica con “reddito insufficiente” (63,6%) o “assenza totale di entrate”. Nel 2022 la situazione è peggiorata: basti pensare che da gennaio ad oggi il numero delle persone seguite ha superato il totale di quelle aiutate durante l’intero 2019. Con il peggioramento del quadro economico generale, sottolinea ancora il rapporto, a pagare il prezzo più alto “saranno verosimilmente le persone più povere e meno tutelate”.