ITALIA, SEBASTIAN È MORTO A SOLI 26 ANNI: LO STRAZIO DELLA MAMMA
Una storia drammatica, salita proprio in queste ore alla ribalta della cronaca italiana. Il povero Sebastian non ce l’ha fatta, ha terminato tragicamente una delle sue tante corse giornaliere. La sua vicenda potrebbe ricordare quella di tanti altri giovani italiani che, pur di racimolare qualche soldo, sono costretti a rischiare la vita tutti i giorni per le strade.
Le tutele per questo genere di lavori non esistono e, purtroppo, come accade troppo spesso nel nostro Paese, il tema emerge quando è ormai troppo tardi. Occorre sempre una tragedia per iniziare a far smuovere le acque, a pagarne le spese tanti giovani ragazzi senza diritti e le loro famiglie che sono poi costrette a piangerli, come purtroppo accaduto nel caso di Sebastian: ecco cosa gli è successo.
LO STRAZIO DELLA MAMMA
E’ disperata questa povera mamma, che piange inconsolabile la scomparsa del suo ragazzo appena 26enne. Sebastian Grassi è morto per strada, in seguito all’impatto violento contro un’altra auto, mentre svolgeva il suo umile lavoro da rider. Tutto per poche centinaia di euro al mese, senza tutele nè diritti, ma con l’unico obiettivo di correre più veloce possibile per svolgere in tempo la consegna.
Il dramma si è consumato sabato sera a Firenze, nella zona di Rovezzano, Sebastian viaggiava con il suo scooter Honda Sh quando ha terminato la sua corsa schiantandosi contro una Land Rover. Tempestivo l’arrivo dei soccorsi sul posto, i sanitari del 118 lo hanno trasportato in codice rosso presso l’ospedale di Careggi. In condizioni purtroppo disperate, ogni tentativo dei medici si è rivelato vano e Sebastian è morto l’indomani mattina.
La vicenda ha sconvolto tutta la città di Firenza, sul terribile accaduto è intervenuto anche il sindaco Dario Nardella: “È l’ennesimo caduto sul lavoro, ma ciò che fa più rabbia è l’ennesimo rider morto mentre correva per rispettare i tempi di consegna. Come Willy a Livorno, Roman Emiliano sul Terragno, Romulo a Montecatini. Una corsa per pochi euro. Una corsa che costa la vita”. Ancora una volta si riapre cos’, in seguito ad una tragedia, il tema scottante del delivery, che fa grandi profitti su poveri lavoratori costretti a correre all’impazzata per pochi euro.