FRATELLI BIANCHI, LA TERRIBILE NOTIZIA DAL CARCERE: “UCCISI A MANI NUDE…”
Una storia davvero agghiacciante quella dell’omicidio del cuoco di origini capoverdiane Willy Monteiro Duarte, picchiato per 50 secondi, continuativamente, con calci e pugni.
La sua unica “colpa”? Quella di aver tentato di fermare una rissa che aveva come protagonista un suo compagno di scuola. Ma la furia di un gruppetto di assassini si è accanita su di lui, che è stato massacrato di botte ed è deceduto poco dopo l’arrivo in pronto soccorso.
La sentenza dei giudici della corte d’Appello di Frosinone ha condannato i “gemelli Bianchi”, così come venivano chiamati per via della loro forte somiglianza, all’ergastolo, mentre gli altri due che erano con loro, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia rispettivamente a 23 e 21 anni, con l’aggravante della crudeltà e dei futili motivi.
Per tutti loro, dopo le grida di disapprovazione dai gabbiotti di sicurezza, in seguito alla lettura del dispositivo della senza di condanna, si sono aperte le porte del carcere, in cui dovranno trascorrere tanti anni.
Ma, proprio in queste ore, c’è chi ha aggiunto delle informazioni utili a capire la personalità di Marco e Gabriele Bianchi. Sono coloro che hanno avuto modo di conoscerli molto da vicino.
Poco prima di finire in manette, i fratelli Bianchi, esperti dell’arte marziale Mma, avevano tenuto uno stage in un centro sportivo di via Baldo degli Ubaldi; stage che è stato ripercorso attraverso i ricordi e le dichiarazioni agghiaccianti degli atleti che vi parteciparono.
“Mi ricordo bene dei fratelli Bianchi. Ci insegnavano come finire un avversario e lo facevano con una violenza incredibile”. I due, che ostentavano i loro fisici scultorei e il loro sfarzo sui tantissimi post social, avrebbero dato lezioni a Roma dove, in una palestra in via Baldo degli Ubaldi, nel quartiere Aurelio, avrebbero insegnato ad atleti partecipanti allo stage, le mosse di finalizzazione, quelle con cui viene bloccato l’avversario.
Un atleta ha dichiarato: “Ad allenarci erano tutti e due e si vedeva che anche Gabriele conosceva bene l’MMA”, aggiungendo: “Nonostante fosse un allenamento erano particolarmente violenti. Con le mosse di finalizzazione un avversario viene bloccato e a quel punto è facile sia rompere all’avversario un arto che ucciderlo”.
“Per chi fa MMA basta anche un pugno a uccidere un ragazzo come Willy”. Queste le parole di un esperto che fanno riflettere su quanto, questa disciplina, praticata fuori da ring, possa diventare un’arma fatale. Ce lo ha dimostrato l’omicidio di Willy Monteiro, un 21enne dalla corporatura gracile che è stato travolto da una violenza inaudita che non gli ha lasciato scampo.
Ancora oggi, a distanza di 2 anni dalla sua morte, si fa fatica ad accettare il perché si siano accaniti contro di lui e , al dolore dei familiari della vittima, si unisce quello degli appassionati e del mondo dello sport che è stato travolto e profondamente scosso dalla notizia della morte insensata di questo ragazzo buono, gentile, altruista, improntato al dialogo, alla pace. La sua morte, avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 continua a scuotere l’opinione pubblica che non riesce a darsi pace sull’assurdità della violenza con cui Willy è stato stroncato alla vita.