ITALIA, PRIMI DISTRIBUTORI A SECCO: ECCO COSA STA SUCCEDENDO
I primi distributori di benzina e diesel cominciano a rimanere a secco e si registrano code di automobilisti che tentano, disperatamente, di fare il pieno, per paura che la situazione possa ulteriormente peggiorare.
Uno scenario a dir poco drammatico quello che si è presentato agli italiani, di rientro dalle ferie. Oltre a fare i conti con aumenti esponenziali nel costo dei generi alimentari, all’aumento vertiginoso delle bollette di luce e gas, devono fronteggiare altri grossi problemi.
In particolare, a preoccupare è l’impennata del prezzo della benzina e, in particolare del diesel, impiegato per il funzionamento dei mezzi di trasporto pubblici e privati, nelle industrie etc. Capiamo bene quanto questo sia un grossissimo problema.
Sin dalle primissime ore del mattino, gli effetti delle proteste di chi necessita del rifornimento di diesel per poter svolgere il suo lavoro, legate al fortissimo aumento dei prezzi registrati nelle ultime settimane, si stanno facendo già molto sentire, in particolare in Puglia, nel Tarantino.
Una situazione che, se il governo non interviene tempestivamente, potrebbe solo peggiorare. Ma vediamo, più in dettaglio, cosa sta accadendo, sulla base delle primissime notizie a riguardo.
Le ragioni della protesta sono state spiegate molto dettagliatamente da Francesco Rizzo, coordinatore provinciale di Usb: “dopo anni in cui l’appalto rete ed extrarete è stato affidato direttamente, da parte di Eni, sempre alla stessa ditta genovese, la G&A, si è proceduto ad una gara quantomeno strana, in cui a vincere è stata nuovamente la stessa società, che ha deciso di utilizzare autotrasportatori che provengono da fuori Taranto e di lasciare a casa quelli del territorio che da tanti anni si occupano del servizio”.
Gli autotrasportatori non hanno garanzia del rinnovo del contratto di subappalto con la G&A, azienda che gestisce i trasporti di carburante con l’Eni e, al momento, sono garantite solo le forniture essenziali, quindi aeroporti e ospedali .
I cartelli degli autotrasportatori sono espliciti: “A voi i profitti a noi i veleni”, “QG&A via dalla città”. Cartelli simili sono spuntati anche nella stazione di servizio di pompa bianca di Martina Franca ma l’elenco dei distributori che rischiano di rimanere a secco è destinato ad aumentare dato che la raffineria di Taranto serve l’intera Puglia, oltre alla Basilicata e a parte della Calabria.
Vi sono distributori che ieri si sono approvvigionati da altre raffinerie, come Pomezia o Pescara, anche se il grosso fa capo a Taranto. Gli effetti di quel che sta accadendo si stanno estendendo, a macchia d’olio, dalla città ionica alle città limitrofe ma il quadro, se l’esecutivo non interviene, rischia solo di peggiorare.
Uno scenario davvero pazzesco che deve assolutamente essere risolto, in un’Italia già pesantemente in ginocchio a causa della crisi economica, umanitaria ed energetica, che ha subito il colpo di grazia con lo scoppio delle atrocità, ad oggi in corso, tra Russia ed Ucraina.