REDDITO DI CITTADINANZA, L’ULTIMA MENSILITÀ EROGATA: ECCO QUANDO 

Il reddito di cittadinanza è una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto della povertà, della disuguaglianza e dell’esclusione sociale. Parliamo, dunque, di un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari, associato, come si legge sul sito del governo, a un percorso di reinserimento lavorativo e di inclusione sociale.

Sin dalla sua introduzione, però, tale strumento è stato oggetto di accesissime polemiche, specie in ambito politico, che ha visto gli esponenti dei principali politici fortemente divisi sulle sue sorti.

C’è, infatti, chi vorrebbe sospenderlo, chi conservarlo per tutelare la democrazia e risollevare leggermente lo stato di povertà in cui versano molti italiani e chi abolirlo.

Insomma, proprio ora che le elezioni politiche si avvicinano, su reddito di cittadinanza è guerra aperta, non essendosi ancora trovato un accordo in grado di porre fine alla diatribe tra favorevoli e contrari.

A complicare il quadro, già di per sé complesso, c’è la crisi umanitaria in corso e il conseguente rincaro di beni di prima necessità, oltre alle esorbitanti bollette di luce e gas. Ma vediamo, più in dettaglio, cosa sta accadendo.

Man mano che le fatidiche elezioni 2022 si avvicinano, essendo la data fissata al 25 settembre, gli italiani, giustamente, si interrogano sulle loro sorti, sui cambiamenti che potrebbero coinvolgerli, in un Paese con un nuovo esecutivo. In particolare, ad essere molto preoccupati sono i percettori del reddito di cittadinanza dato che, in quest’ultimo periodo, si è parlato a lungo di questa misura di sostegno economico. L’interrogativo è il seguente: verrà abolito o semplicemente modificato?

Premettendo che la manovra non verrà discussa almeno fino a dicembre 2022, è dopo tale data che occorrerà essere preoccupati ma l’esito delle elezioni imminenti potrà comunque chiarire diversi dubbi. Per ora si possono fare solo ipotesi. Vediamo, dunque, i diversi scenari possibili. Durante il meeting Comunione e Liberazione, l’ex leader del M5S Luigi Di Maio ha ribadito svariate volte la sua intenzione di mantenere il reddito di cittadinanza, seppur riformulandolo, per salvaguardare le persone con disabilità o gli inabili al lavoro.

Giorgia Meloni, sul reddito di cittadinanza ha dichiarato: “L’errore del reddito di cittadinanza è che ha messo sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo. Il lavoro ha sempre una dignità. Io sono stata insultata per anni perché ho fatto la cameriera ma non sapete quanto mi ha insegnato fare quel lavoro, molto più che stare in Parlamento”. Per questo “se vuoi aiutare i ragazzi ad avere un futuro devi dare quelle risorse a chi assume. Il lavoro ha sempre una dignità. Tra stare a casa e lavorare è sempre meglio lavorare

Matteo Salvini, Rosato ed Enrico Letta per una volta sono d’accordo tra loro e, almeno in questo caso, non sembrano esserci differenze fra partiti, in questo caso, puntando ad una modifica. Unica voce fuori dal coro è Giuseppe Conte, che in questi giorni ha difeso a spada tratta la misura “bandiera” dei pentastelle. Il nuovo governo, una volta insediatosi, dovrà scrivere la nuova Legge di Bilancio 2023 e dovrà riuscire a trovare le risorse importanti per effettuare il taglio del cuneo fiscale, condiviso da tutti i partiti. La manovra richiede lo stanziamento di almeno 4 miliardi di euro. Il reddito di cittadinanza costa oggi 12 miliardi di euro.

Ecco perché per molti politici cancellarlo libererebbe diversi miliardi che potrebbero essere utilizzati per aiutare le famiglie alle prese con bollette di luce e gas alle stelle. In tutto questo franbusto, per ora, i percettori del reddito di cittadinanza possono dormire sonni tranquilli perché, anche in caso di cancellazione, essa non avviene da un giorno all’altro, ma vengono sempre adottate misure transitorie a salvaguardia dei diritti dei percettori. Per i prossimi 6 mesi è quasi certo che la misura verrà erogata. Trascorso tale periodo, i beneficiari potrebbero essere sfoltiti, lasciando fuori i giovani.

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