Come i comuni combattono la siccità: tutte le misure antispreco
L’Italia è nella morsa della siccità ed ecco come i comuni la combattono, con una serie di misure antispreco che vanno dal fantasioso al surreale fino all’urgentissimo, ma tutte oggettivamente improntate su una doppia necessità. Quale? La prima è quella per cui in attesa di una legislazione omogenea le amministrazioni comunali corrono ai ripari ognuna come può, la seconda è quella di una oggettiva crisi idrica senza precedenti che toglie molto alla scenograficità di certe misure e le rende necessarie.
Necessarie come a Milano, dove il sindaco Sala ha chiuso le fontane, o come i lavaggi in lavatrice non oltre i 30 gradi di Bologna arrivando agli innaffiatori minimal e smart di Pergine Valsugana. E di casi simili con fine unico ma modalità differente ve ne sono a decine.
Ecco come i comuni combattono la siccità
Qualche esempio? Ad Imperia sono previsti i rubinetti chiusi per chi supera il limite d’acqua giornaliero e in Emilia Romagna sta facendo il giro del paese la notizia per cui a Castenaso, nel Bolognese, è stato bandito il secondo lavaggio dei capelli dal parrucchiere.
È presto spiegata, come spiega un’ordinanza anti-sprechi firmata dal sindaco Carlo Gubellini. I 13 litri al minuto rilasciati da un rubinetto sono troppi se devono essere figli del “flusso bis” per dare una seconda passata di shampoo ai capelli, ergo, i medesimi li si lava una volta e massaggiando bene così, a moltiplicare per 10 parrucchieri in paese, si risparmiano 130 litri al minuto che vanno moltiplicati per un tot numero di clienti al giorno e per i minuti totali necessari ad un lavaggio.
Ma l’Italia del fai da te non finisce qui: fra poca acqua alle piante in giardino ed auto impolverate a Ravello, in costiera Amalfitana, vige il “divieto assoluto di usare l’acqua potabile per usi diversi da quello civile-domestico”.
Piatti lavati con l’acqua della pasta e multe salatissime
Si, ma i piatti sporchi? Quelli si laveranno “con l’acqua della pasta”, il sindaco Paolo Vuilleumie non ha dubbi.
Ad Arezzo il sindaco Ghinelli ha firmato un’ordinanza che regola, limitandolo, l’uso dell’acqua potabile fino al 30 settembre 2022. Che significa? Che l’acqua potabile proveniente dagli acquedotti urbani e rurali non andrà usata “per scopi diversi da quelli igienico-domestici fino al 30 settembre 2022”. E chi trasgredisse? Per lui una sanzione amministrativa da un minimo di 100 ad un massimo di 500 euro.