Un nuovo decreto introdurrà altri 200 euro in busta paga per aiutare le famiglie: ecco come funzionerà
L’AUMENTO ESPONENZIALE DELLE MATERIE PRIME HA INDOTTO IL GOVERNO AD EMANARE NUOVE MISURE A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE
Per far fronte al caro bollette e all’aumento esponenziale dei costi delle materie prime come gas ed elettricità, il Governo Italiano sta pensando di mettere mano ad una serie di provvedimenti che possano aiutare le famiglie ad affrontare questo difficile momento a livello economico. Si è pertanto pensato di introdurre 200 euro in più in busta paga per alcune tipologie di contribuenti, oppure di ridurre il cuneo fiscale per renderlo meno pesante. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e quanti sono i soldi stanziati per superare la situazione ed attendere tempi migliori per quanto concerne i consumi.
COSA PREVEDE LA BOZZA DI GOVERNO PER CONTRASTARE IL CARO BOLLETTE
Oltre alla cifra già stanziata per aiutare le famiglie in difficoltà, il Governo ha pensato di aumentare il budget di circa 1,5 milioni, arrivando a 7,5 milioni di sforzo economico da poter riversare sul mercato per agevolare le famiglie in difficoltà. Gli aumenti delle bollette e dei consumi sono stati infatti davvero consistenti, con anche il 30% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sarà lo stesso Mario Draghi ad annunciare il tutto in conferenza stampa dopo il concitato incontro del 1 maggio, quando si è lavorato duramente per riuscire a raggiungere un compromesso che fosse conveniente per le famiglie e allo stesso tempo non mettesse in eccessiva difficoltà le casse dello Stato.
QUALI SONO LE OPZIONI A DISPOSIZIONE DEL GOVERNO
La prima modalità che è stata pensata dal Governo per fare fronte ai rincari in bolletta è stata l’introduzione di un assegno una tantum in busta paga da 200 euro per tutti i dipendenti pubblici e privati, in modo da poter pagare l’aumento del 30% in attesa che la guerra termini e si ripristini una condizione di normalità. Una seconda possibilità è quella dell’aumento della decontribuzione, con un taglio dello 0,8% per coloro che hanno un reddito fino a 35.000 annui. La seconda ipotesi sembra quella al momento più accreditata, per un’attuazione più automatica e un processo burocratico più snello, che consente di ottenere benefici per i cittadini nel breve termine. Tuttavia i sindacati e Confindustria sono ancora in disaccordo sulla cifra stanziata, che viene considerata non adeguata alle esigenze attuali del paese.