“Otto e mezzo”, il disappunto di Lucio Caracciolo: “Uno dei più tristi 25 aprile che io ricordi”
Lucio Caracciolo, ospite ieri, lunedì 25 aprile, a Otto e Mezzo ha parlato di alcuni avvenimenti successi per la Festa della Liberazione. In particolare il giornalista ha mostrato il suo disappunto per alcuni cartelloni apparsi al corteo nella città di Roma, giudicati, a suo parere, fuori tema.
Slogan anti Usa e anti Nato a Roma
Alcuni manifestanti nella giornata di ieri, 25 aprile, hanno sfoggiato a Roma alcuni slogan anti Usa e anti Nato. “Basta guerre, contro Putin e contro la Nato”, recita quello di Rifondazione comunista esposto in largo Bompiani. Un altro cartellone raffigura la morte che imbraccia una falce e indossa come mantello una bandiera degli Usa. Il presidente provinciale dell’Anpi Roma, Fabrizio De Sanctis ha espresso la sua contrarietà verso questi slogan. “Non condivido queste bandiere, sono inopportune. Siamo grati agli alleati e alle migliaia di giovani statunitensi morti per la liberazione dell’Italia. Vogliamo mantenere il senso di festa nazionale fondamentale del nostro paese e il senso di commozione per i caduti della Resistenza. Abbiamo sempre condannato l’occupazione di uno Stato sovrano. Il tema centrale è la pace. Noi siamo contro l’invio delle armi e il riarmo dell’Europa”, ha precisato De Sanctis.
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“Otto e Mezzo”, Lucio Caracciolo contro gli slogan anti Usa e anti Nato
“Uno dei più tristi 25 aprile che io ricordi”, ha detto Lucio Caracciolo a Lilli Gruber, ieri a Otto e mezzo su La7. A creare scompiglio gli striscioni contro Stati Uniti e Nato esposti nel corteo della capitale. L’associazione dei partigiani ha già preso le distanze da questi messaggi. “Non si capisce cosa c’entri il 25 aprile con la guerra in Ucraina – ha dichiarato Caracciolo -. Sovrapponiamo – come se fosse sempre presente – il passato all’attualità, mescoliamo tutto”.
“Le contestazioni non ci sarebbero mai state se non ci fosse stato il 25 aprile. Abbiamo avuto quella vittoria di ormai molti anni fa che abbiamo forse un po’ dimenticato. Dovrebbe essere una lezione ancora valida oggi, senza strumentalizzazioni”. Secondo il direttore di Limes, insomma, il 25 aprile per molti è stato un pretesto per manifestare, senza dare valore al vero significato della Liberazione.