Vladimir Putin, “neuropsichiatra travestito da interprete”: Israele, missione segreta a Mosca
“Un neuro-psichiatra travestito da interprete per capire se Vladimir Putin sia pazzo o meno”. Marta Dassù, direttore di Aspenia, ex viceministro degli Esteri ed esperta di geopolitica, ospite di Omnibus su La7 rivela un retroscena per certi versi sconvolgente sulla visita diplomatica del premier israeliano Naftali Bennett a Mosca, per capire le intenzioni del Cremlino sull’Ucraina.
“Per gli israeliani qualsiasi paragone con la Shoah è infondato, non ha senso e lede la loro esperienza storica – commenta la Dassù le parole, fuori luogo, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ai deputati della Knesset -. Per il resto, Israele è uno dei tanti attori esterni che cercano di provocare una mediazione. Mi diceva un amico che nel viaggio di Bennett da Putin di alcuni giorni fa, Israele si è portato dietro un neuropsichiatra travestito da interprete per capire fino a che punto Putin stia agendo razionalmente. La conclusione è che Putin effettivamente agisce razionalmente, secondo una convinzione profonda che ha assunto quei tratti messianici e imperiali che abbiamo visto. Il riferimento non è tanto all’Unione sovietica ma all’esperienza zarista”.
Israele, sottolinea la Dassù, “si è messa nella testa di Putin, e ora cerca di agire da mediatore e difendere i propri interessi. Il suo interesse principale è far sì che la Russia continui ad assicurare il suo ruolo nella trattativa sul nucleare iraniano, il problema centrale per Israele”. Oltre a Israele, c’è la Turchia come mediatore esterno: “Ankara – conclude la Dassù – non vuole che il Mar Nero diventi un mare russo, e quindi cerca di fermare la guerra al punto in cui è arrivata oggi”.