Lorenzo Guerini minacciato dal Cremlino? La Russia e il ‘colpo di Stato’ mancato nel 2020: un retroscena inquietante
Accuse gravissime e circostanziate, venute a galla solo ora nel momento in cui i rapporti diplomatici tra Roma e Mosca sono sempre più incrinati. “Avere impedito allora l’attività di spionaggio dei russi è una delle ragioni del ‘pizzino’ fatto recapitare da Putin al governo italiano. Come ha reagito in privato il ministro? Ha rassicurato tutti noi. E ha sdrammatizzato. Ci vuole ben altro per spaventare un patriota vero, detto senza retorica, come Lorenzo”, sottolinea ancora Borghi. I russi, spiega l’esponente Pd, “hanno interpretato la loro attività degli ultimi dieci anni immaginando che l’Italia fosse il ventre molle dell’Europa. Almeno dalla crisi del debito sovrano in poi. Probabilmente certe reazioni stizzite tradiscono il fatto che quello che credevano un ‘investimento’ non ha ritorni”. Lo scenario, interno e internazionale, dipinto da Borghi è inquietante ed è stato confermato anche dalla ex ministra degli Esteri Marta Dassù, ospite di Omnibus a La7. A differenza della Dassù, però, Borghi la butta in politica facendo nomi e cognomi dei presunti fiancheggiatori italiani di Vladimir Putin.
Accuse gravissime e circostanziate, venute a galla solo ora nel momento in cui i rapporti diplomatici tra Roma e Mosca sono sempre più incrinati. “Avere impedito allora l’attività di spionaggio dei russi è una delle ragioni del ‘pizzino’ fatto recapitare da Putin al governo italiano. Come ha reagito in privato il ministro? Ha rassicurato tutti noi. E ha sdrammatizzato. Ci vuole ben altro per spaventare un patriota vero, detto senza retorica, come Lorenzo”, sottolinea ancora Borghi. I russi, spiega l’esponente Pd, “hanno interpretato la loro attività degli ultimi dieci anni immaginando che l’Italia fosse il ventre molle dell’Europa. Almeno dalla crisi del debito sovrano in poi. Probabilmente certe reazioni stizzite tradiscono il fatto che quello che credevano un ‘investimento’ non ha ritorni”. Lo scenario, interno e internazionale, dipinto da Borghi è inquietante ed è stato confermato anche dalla ex ministra degli Esteri Marta Dassù, ospite di Omnibus a La7. A differenza della Dassù, però, Borghi la butta in politica facendo nomi e cognomi dei presunti fiancheggiatori italiani di Vladimir Putin.
“Pezzi di politica nostrana sono stati o sono al servizio di Mosca? Ci sono fatti che parlano da soli. Berlusconi non ha espresso un giudizio sulla guerra in Ucraina. L’automatico rinnovo del protocollo di collaborazione tra la Lega di Salvini e il partito di Putin è un fatto. Le posizioni di quei 5 Stelle i quali sostengono che dopo Zelensky in Parlamento debba parlare anche Putin, sono l’altro tassello di questo puzzle – accusa Borghi -. Per fortuna che il leader del M5S, Giuseppe Conte, ha fatto chiarezza. Però c’è ‘un prima e un dopo’ il 24 febbraio del 2022, la data dell’inizio della guerra. È come il 22 settembre del 1947, quando Stalin fece nascere il Cominform, gettando il mondo dentro una polarizzazione che ha spazzato via i ‘terzismi’. C’è il pericolo di una terza guerra mondiale? Non dobbiamo neppure abituarci ad evocarla. Penso a quando Papa Francesco parlò di terza guerra mondiale a pezzetti: sembrava un paradosso, era una profezia”.