Crisi Ucraina-Russia, Vladimir Putin ha firmato il decreto import-export: ecco quali potrebbero essere le conseguenze per l’Italia
CRISI UCRAINA-RUSSIA, MARIUPOL AL CENTRO DELL’ATTACCO DELLE TRUPPE RUSSE
Mentre le diplomazie delle principali potenze mondiali sono impegnate nella tessitura di un accordo diplomatico che possa finalmente portare al cessate il fuoco, in Ucraina il conflitto armato sta continuando a mietere vittime e – come riportato da “Repubblica.it” – la città di Mariupol si trova al centro di un attacco continuo da parte delle truppe russe. Nel frattempo, nelle scorse ore la Cina è tornata a parlare della guerra e lo ha fatto con delle dichiarazioni molto dure: il portavoce del Ministro degli esteri cinese Zhao Lijian, infatti, ha sottolineato come le azioni della Nato guidata da Washington abbiano finito per spingere gradualmente Mosca e Kiev al punto di rottura. Tornando al fronte della diplomazia, invece, la giornata di domani potrebbe rivelarsi molto importante: ad Antalya, in Turchia, infatti, il Ministro degli Esteri russo Lavrov e quello ucraino Kuleba si incontreranno a margine del Forum diplomatico che si terrà proprio nella città turca e questo faccia a faccia potrebbe costituire un passo avanti importante nei negoziati tra i due Paesi. Crisi Ucraina-Russia, Vladimir Putin è malato? I dubbi sulla salute del numero uno del Cremlino
CRISI UCRAINA-RUSSIA, VLADIMIR PUTIN HA FIRMATO IL DECRETO IMPORT-EXPORT
Se da un lato continua l’avanzata della Russia in Ucraina, dall’altro Mosca deve fare i conti con le pesanti sanzioni che le sono state inflitte dall’Occidente. A tal proposito, la reazione del numero uno del Cremlino non si è fatta attendere e nelle scorse ore – come riferito dalla Tass e riportato da “Ansa.it” – Vladimir Putin ha firmato un decreto con il quale dà mandato al Governo di stilare entro due settimane una lista di Paesi per i quali saranno vietati i movimenti di import ed export allo scopo di “salvaguardare la sicurezza della Russia”. Il divieto – stando a quanto indicato da “Interfax” – riguarderà sia i prodotti finiti che le materie prime. Nel paragrafo successivo cercheremo di spiegare nel dettaglio quali potrebbero essere in concreto le conseguenze per l’Italia dopo il decreto firmato da Putin.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE PER L’ITALIA?
Il divieto di import ed export decretato da Vladimir Putin riguarderà sicuramente anche l’Italia. Stando a quanto riportato da “Corriere.it”, infatti, secondo la diplomazia e l’intelligenze occidentale vi sarà anche il nostro Paese nella lista degli Stati ai quali sarà vietato importante materie prime e altri prodotti dalla Russia e, soprattutto, venderli. L’inserimento dell’Italia in questa lista sembra scontato in quanto il nostro Paese compare già nella lista di quelli ritenuti “ostili”. Le principali materie che l’Italia acquista dalla Russia sono alluminio, metalli, ma anche argilla e caolino: tutte le aziende del nostro Paese che attingono a questi approvvigionamenti, dunque, saranno penalizzate. Per il resto, il numero uno del Cremlino potrebbe decidere di negare all’Italia anche quantitativi importanti di ferro e acciaio e alluminio: in questo caso, però, le conseguenze sarebbero meno gravi perché non si tratta di quantitativi insostituibili. L’Italia, inoltre, potrebbe subire delle misure protezioniste anche in quei settori nei quali siamo storicamente forti: il riferimento è a moda, abbigliamento, prodotti chimici, farmaceutici e, soprattutto, nel settore dei macchinari industriali dove l’Italia fatturava dalla Russia per oltre due miliardi. Gran parte di queste esportazioni, però, al momento sono già sospese. Per il resto, va sottolineato come il decreto firmato dal Presidente russo risulti piuttosto vago e ambiguo: per questo motivo, dunque, allo stato attuale non è possibili escludere nulla: in linea teorica, infatti, il decreto è così vado da non escludere di negare potenzialmente anche le vendite di gas e petrolio all’Italia. Al momento, però, tale ipotesi appare piuttosto improbabile perché così facendo Mosca finirebbe per privarsi di entrate in valuta forte per oltre 10 miliardi di euro all’anno.