Elena muore a 20 anni: “Non si può morire per una pizza calda”. Lo strazio della mamma
A Reggio Emilia i funerali di Elena Russo, 20enne morta in un tragico incidente mentre consegnava le pizze, un lavoro che la giovane faceva per potersi pagare gli studi universitari. La tragedia si è consumata domenica: la ragazza si trovava a bordo di una Fiat Punto quando si è improvvisamente ribaltata mentre da San Bartolomeo percorreva via Tirabassi in direzione dell’abitato di Castelbaldo, poco prima di San Rigo, dopo aver impattato contro un albero.
Non si sa cosa sia successo, indagini sono in corso per cercare di ricostruire la vicenda. Forse si è trattato di un malore o di una buca oppure dell’attraversamento improvviso di un animale selvatico: l’unica cosa certa è che la giovane è morta sul colpo. Elena era iscritta al corso di Giurisprudenza Unimore e frequentava regolarmente il Dipartimento in centro a Modena.
Aveva deciso di consegnare pizze proprio per potersi pagare gli studi. “Elena prestava volontariato alla Croce rossa. Guidava le ambulanze, al volante era brava, sempre attenta. E poi da qualche mese faceva le consegne per una pizzeria. Le volevano un gran bene anche lì, la trattavano come una figlia”, ha raccontato nei giorni scorsi la mamma Anna in una intervista al Resto del Carlino.
La vicenda ha provocato l’indignazione dei sindacati. “Non si può morire per una pizza calda – è stato il commento di Domenico Chiatto, segretario Cisl Emilia Centrale -. C’è un mercato del lavoro, che è quello di chi consegna cibo a domicilio, che è ancora privo di regole adeguate”.
Per i sindacati si tratta di un chiaro incidente sul lavoro, visto che la ragazza effettuava consegne a domicilio per la Pizza Re snc di via Martiri della Bettola e che è rimasto chiuso nei giorni successivi per lutto, con i proprietari che hanno ribadito di essere sconvolti e senza parole.
Anche per il Sindacato Generale di Base “Elena è morta in un incidente stradale; è morta di un lavoro precario, senza tutele, sfruttata e per pochi euro. Elena è l’ennesima morte bianca, l’ennesima tragedia sul lavoro che ingoia vite giovani e meno giovani al ritmo di tre al giorno. E tutto in nome di un profitto senza scrupoli”.