Italia, quarta dose: ecco quando dovremo farla e cosa sappiamo
La quarta dose di vaccino anti-Covid non è da escludere neppure in Italia. A parlarne, tra gli altri, questa mattina è stato il coordinatore del Cts Franco Locatelli. A suo dire, è necessario affrontare la problematica della quarta dose di vaccino “in maniera laica”, “non dandola assolutamente per scontata ma non escludendo la possibilità di somministrazione”.
Per il momento non è prevista una quarta dose di vaccino in Italia e alcuni scienziati ritengono che possa essere persino controproducente.
Ha parlato di quarta dose anche l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento, che all’Adnkronos Salute ha spiegato che dovremmo aspettare di capire come andrà la circolazione del virus da marzo in poi: “Se in autunno dovesse esserci la necessità di un richiamo potrebbe essere una raccomandazione a vaccinarsi e non un obbligo, forse per gli immunodepressi e i fragili andrebbe fatta una valutazione a parte”. Da valutare sempre, secondo Lopalco, le evidenze scientifiche che stanno arrivando e arriveranno sulla quarta dose.
All’estero chi sta somministrando la quarta dose di vaccino Covid è Israele: secondo un nuovo studio la dose aggiuntiva abbatte di oltre quattro volte il rischio di malattia grave e di due volte l’infezione. Nei giorni scorsi il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha detto che Israele è al culmine della battaglia contro la variante Omicron.
Chi sta valutando di partire con la quarta dose è anche la Germania: una spinta a favore del sì alla somministrazione arriva dal gruppo di studio tedesco sull’uso del vaccino (Stiko) che nei prossimi giorni dovrebbe diramare una raccomandazione a favore del “booster del booster”. “Abbiamo dati provenienti da Israele che mostrano che una quarta dose migliora significativamente la protezione da un grave caso di malattia”, ha detto Thomas Mertens, alla guida del comitato di esperti, che ha aggiunto che la Stiko farà presto la raccomandazione.
La quarta dose andrebbe fatta per il momento solo ad alcune categorie di persone: in particolare l’indicazione riguarda gli ultrasettantenni che vivono in case di cura, persone con il sistema immunitario debole e personale medico che ha contatti con fasce a rischio.