Bob Dylan, l’accusatrice ha cambiato la sua versione dei fatti, i legali: ‘False accuse’
Bob Dylan accusato di violenza e abusi. Il cantautore e poeta statunitense la scorsa estate è stato al centro della cronaca per una vicenda molto particolare. Una donna infatti lo ha denunciato con l’accusa di molestie e abusi sessuali per fatti che sarebbero avvenuti in un hotel nel 1965, oltre 56 anni fa. Di recente la donna accusatrice, che non ha voluto rivelare la sua identità, ha deciso di fornire una versione diversa dei fatti. Dure le repliche dei rispettivi legali, e la vicenda continua a suscitare un mix tra stupore e curiosità.
L’accusa contro Bob Dylan
Tutto è cominciato lo scorso agosto quando una donna di 68 anni ha deciso di querelare Bob Dylan accusandolo di molestie e abusi sessuali per fatti avvenuti nel 1965, quando lei aveva appena 12 anni. A distanza di alcuni mesi da quando sono stati depositati i documenti presso la corte suprema di Manhattan, l’accusatrice ha deciso di modificare la sua versione dei fatti. La donna, che ha preferito restare anonima e nei documenti si identifica con la sigla JC, è stata in passato già smentita dal biografo del cantautore statunitense.
Nei documenti si legge che gli incontri tra Dylan e la sua accusatrice sarebbero avvenuti “in un periodo di diversi mesi nella primavera del 1965“.
Nella prima versione invece, in merito alle tempistiche, gli incontri si sarebbero tenuti per “un periodo di sei settimane”. Il luogo in cui si sarebbero consumate le violenze è il Chelsea Hotel di New York. Il cantautore avrebbe abusato sia fisicamente che emotivamente e si sarebbe approfittato di lei dopo averla drogata.
La dura replica degli avvocati
In risposta alla causa aggiornata, non è tardata ad arrivare la replica di un rappresentante di Bob Dylan: “La denuncia modificata ricicla le stesse affermazioni inventate rispetto a quella originariamente presentata nel mese di agosto”, si legge nel suo messaggio. “Allora le accuse erano false come adesso.
Perseguiremo tutte le vie legali, comprese quella delle sanzioni contro i legali che stanno dietro a questo caso”:
Per l’avvocato infatti la vicenda costruita intorno al suo assistito non reggerebbe e risulta “vergognosa, diffamatoria e opportunista”.
La replica dell’avvocato della donna
Anche dalla parte dell’accusatrice sono arrivate delle dichiarazioni forti. Peter Gleason, un secondo legale che rappresenta la donna, ha risposto a distanza all’avvocato di Bob Dylan non sopportando la secca replica indirizzata agli avvocati che rappresentano la donna.
“Non dovrebbe, mediante il suo portavoce, tentare di distogliere l’attenzione dal problema in questione”. A suo avviso infatti il musicista potrà difendersi in tribunale: “Mentre Dylan avrà la sua chance di difendersi dalle accuse, permettere al suo ‘portavoce’ di minacciare i legali della vittima è deplorevole”.