Le #BugieInEtichetta tradiscono l’ambiente, gli animali e le persone
Le ultime raccomandazioni votate il 20 ottobre dal Parlamento Ue hanno stabilito che il contrasto al consumo eccessivo di carne e la definizione di indicatori comuni scientificamente fondati sul benessere degli animali sono i due pivot alla base della strategia Farm to Fork. Ma allora perché i Ministeri italiani della Salute e delle Politiche Agricole intendono promuovere una misura che rovescia questi presupposti?
La transizione ecologica sotto lo scacco dell’industria della carne
Il nuovo sistema di etichettatura per i prodotti di origine animale proposto dal Governo rischia di tradursi in una certificazione fuorviante che non rispetta gli standard europei: acquistare prodotti di provenienza animale senza sapere se gli standard di benessere animale sono stati effettivamente rispettati rischia di non essere più possibile.
Secondo l’attuale proposta, il claim “benessere animale” potrebbe infatti essere attribuito anche a prodotti di origine suinicola derivanti da scrofe chiuse in gabbia e suinetti sottoposti al taglio routinario della coda, pratica illegale secondo le disposizioni europee.
Il rischio di un’operazione di greenwashing è dietro l’angolo e rafforzerebbe gli allevamenti intensivi mettendo a repentaglio la transizione ecologica verso sistemi di maggiore tutela per gli animali.
Garantire un’etichettatura trasparente sulla reale condizione degli animali coinvolti nella filiera alimentare è invece necessario. In linea con questo obiettivo, proprio in queste settimane si sono aggiunte le nuove raccomandazioni europee, che stridono ulteriormente con questa proposta di certificazione.
Eppure la concreta possibilità di violazione delle direttive comunitarie è alla luce del sole, in particolare quella che tutela i suinetti dalla mutilazione routinaria con il taglio della coda, una pratica ampiamente diffusa in Italia e per la quale il nostro Paese ha già subito diverse procedure di infrazione europee.
Per questo motivo è nata la coalizione contro le #BugieInEtichetta che raduna 14 associazioni animaliste, ambientaliste e dei consumatori, compresa Animal Equality, con l’obiettivo di fermare un intervento che ha il chiaro intento di incentivare lo status quo dell’industria inquinante degli allevamenti intensivi attraverso i fondi di PAC e PNRR.
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La svolta dell’Ue dopo anni di incentivi agli allevamenti intensivi
L’Europa ha impiegato anni a riconoscere un trend – quello del consumo eccessivo di carne da parte degli Stati membri – che è responsabile fino al 15% delle emissioni di gas serra di origine antropica. Nel frattempo, ha dato manforte alle industrie della carne finanziando con il 32% del proprio budget la promozione dei prodotti agricoli e in campagne pubblicitarie per carne e latticini, con una spesa pari a 776,7 milioni di euro. Il 28% è stato inoltre destinato alla promozione di “panieri” misti di prodotti, quasi tutti comprendenti carne e latticini, per una spesa complessiva che questa volta sfiora i 200 e i 250 milioni.
Oggi, Green Deal e strategia Farm to Fork sembrano introdurre l’Unione europea verso una nuova direzione più consapevole e orientata al benessere degli animali e delle persone.
Questa certificazione – che per ora riguarda i prodotti di origine suinicola – rischia di essere tuttavia uno strumento rapace e demolitore del processo rivoluzionario che la transizione ecologica ha messo in moto a livello internazionale. I criteri di certificazione non solo infatti tradiscono completamente la promessa che PAC e PNRR siano utilizzati per stimolare un’agricoltura più sostenibile, ma rappresentano anche uno schiaffo alle nuove politiche che stanno tentando di trasformare, goccia dopo goccia, un’industria che sfrutta sistematicamente l’ambiente, gli animali e, non ultime, le persone.
Cosa fare per raggiungere il cambiamento
Per quanto riguarda la situazione italiana nello specifico, la neonata coalizione contro le #BugieInEtichetta chiede di Ministeri di rivedere l’attuale proposta di certificazione per realizzare un’etichettatura trasparente, che non tradisca la fiducia dei consumatori e che favorisca una transizione effettiva a sistemi di allevamento più sostenibili, dove siano garantiti standard di benessere animale più elevati.
Dopo la scelta di vietare le gabbie in tutta Europa a partire dal 2030, dall’Unione europea nuova eco a supporto di una transizione ecologica giusta arriva anche da Anja Hazekamp, relatrice della commissione per l’Ambiente, Sanità Pubblica e la Sicurezza Alimentare del Parlamento europeo, che ha affermato la necessità di attuare “misure concrete per ridefinire i nostri sistemi alimentari, stimolando la produzione locale, lasciandoci alle spalle l’allevamento intensivo e le monocolture con elevato utilizzo di pesticidi”.
La palla passa quindi al governo italiano, incaricato di rispettare le direttive europee a sostegno del benessere degli animali e dei cittadini.