Scandalo finanziario travolge il Vaticano, dalle dimissioni del cardinale Becciu a oggi: tutte le tappe
Il maxiprocesso relativo ai reati finanziati che ha scosso il Vaticano ha visto una svolta imprevista nella giornata del 6 ottobre. Ecco che cosa ha provocato questo grande scandalo all’interno del Vaticano e quali potrebbero essere i prossimi sviluppi.
Il processo sullo scandalo finanziario del Vaticano e la decisione si azzerarlo
È stata fissata al 17 novembre 2021 la nuova udienza per il maxi processo che vede coinvolto lo scandalo finanziario abbattutosi sul Vaticano.
La prima udienza si era tenuta il 27 luglio 2021 con la richiesta, da parte del pm, di restituire tutti gli atti. SkyTg24 riporta la decisione, risalente alla mattina del 6 ottobre, di annullare il rinvio a giudizio per il cardinale Becciu. Per gli avvocati Massimo Bassi e Cataldo Intrieri, difensori di Tirabassi,”Il Tribunale vaticano ha annullato il rinvio a giudizio del nostro assistito, Fabrizio Tirabassi, dipendente del reparto amministrativo della Segreteria di Stato e di altri importanti e fondamentali protagonisti della vicenda come il cardinale Angelo Becciu, i finanzieri Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi e di monsignor Mauro Carlino.
Di fatto il clamoroso processo sulla vendita dell’immobile di Sloane Square è di fatto azzerato e limitato ad ipotesi di reato secondarie“. Per i legali “il rinvio al 17 novembre allo stato non riguarda gli imputati stralciati, di fatto il processo è ad oggi paralizzato nonostante i tentativi del Tribunale di riportare il procedimento entro i i canoni di legittimità e legalità previsti dalle norme internazionali e sino ad oggi gravemente trascurati“.
Le cause e gli imputati dello scandalo finanziario che ha colpito il Vaticano
Il rinvio a giudizio dei 10 imputati era iniziato il 27 luglio presso il Tribunale della Città del Vaticano, dopo 1 anno e mezzo di indagini.
Al centro dello scandalo vi è l’acquisto, effettuato nel 2014 dalla Santa Sede, del palazzo di lusso situato in Sloane Avenue a Londra. Tale operazione costato infatti 350.000.000€, di cui almeno 100.000.000€ furono considerati persi. L’immobile figura ancora oggi nelle proprietà vaticane. Gli imputati per questo processo, con le relative accuse, sono stati:
- Cardinale Angelo Becciu, per reati di peculato e abuso d’ufficio anche in concorso, nonché di subornazione;
- René Brülhart, presidente Aif, per abuso d’ufficio;
- Monsignor Mauro Carlino, per estorsione e abuso di ufficio;
- Enrico Crasso, finanziere ex Credit Suisse, per peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata;
- Il direttore Aif Tommaso Di Ruzza, per peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio;
- Cecilia Marogna, manager consulente per le relazioni estere, per peculato;
- Il finanziere Raffaele Mincione, per peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio;
- L’avvocato Nicola Squillace, per truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio;
- Fabrizio Tirabassi, funzionario della Segreteria di Stato, per corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio;
- Il finanziere Gianluigi Torzi, per estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio.
Le società coinvolte nello scandalo finanziario del Vaticano
Nel processo sono state coinvolte anche le seguenti società:
- HP Finance LLC, che sarebbe riferibile ad Enrico Crasso e che è imputata per truffa;
- Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O., che sarebbe riferibile a Cecilia Marogna ed è accusata di peculato;
- Prestige Family Office SA, riferibile ad Enrico Crasso e imputata per truffa;
- Sogenel Capital Investment, riferibile ad Enrico Crasso e imputata per truffa.
Scandalo finanziario sul Vaticano: il caso dell’immobile londinese
Tra il 2013 e l’inizio del 2014 la Segreteria di Stato del Vaticano si indebitò con Credit Swisse per 200.000.000$ per investirli nel fondo Athena Capital Global Opportunities Fund del finanziere Raffaele Mincione, legato al palazzo di lusso di Sloan Avenue a Londra. Si trattò di un investimento fortemente speculativo e portò come conseguenza numerose perdite al Vaticano: secondo Vatican News, al 30 settembre 2018 le quote persero 18.000.000€ rispetto al valore iniziale. Mincione avrebbe adoperato i soldi della Santa Sede per operazioni a forte rischio con istituti bancari in crisi, quali Banca Carige.
A fronte delle perdite subìte, la Segreteria di Stato decise di uscire dall’investimento e prendere possesso dell’immobile. Per farlo, il Vaticano avrebbe dovuto versare 40.000.000£ a Mincione in cambio delle sue quote e si affidò alla società di un altro finanziere, Gianluigi Torzi. Tramite uno Share Purchase Agreement sottoscritto dalla controparte, Torzi sottrasse alla Segreteria di Stato il controllo dell’immobile di Londra. Questo accordo concesse diritto di voto sulla proprietà a 1.000 azioni della società GUTT SA, togliendolo invece alle 30.000 azioni possedute dalla Segreteria di Stato.
Scandalo finanziario, cosa è successo dopo l’acquisto dell’immobile
Per i magistrati, Enrico Crasso e Fabrizio Tirabassi sarebbero state figure chiave che ottennero provvigioni da Mincione e pagamenti in contanti da Torzi per averli fatti entrare in Vaticano. Crasso aveva da decenni in gestione gli investimenti della Segreteria di Stato e Tirabassi era un dipendente in qualità di minutante dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Secondo la ricostruzione, l’AIF, l’Authority di vigilanza finanziaria, avrebbe “trascurato” le anomalie dell’operazione e sarebbe stata decisiva nel processo di liquidazione di Torzi, che ricevette 15.000.000€ per uscire di scena.
Il coinvolgimento del cardinale Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, emerse in seguito quando i magistrati ritennero che fosse coinvolto nelle offerte di acquisto del palazzo londinese, effettuate a maggio 2020 poco prima dell’interrogatorio di Torzi. Becciu sarebbe anche coinvolto nei pagamenti effettuati dalla Segreteria di Stato a Cecilia Marogna, a cui è riconducibile una società che ricevette 575.000€ tra il 20 dicembre 2018 e l’11 luglio 2019. Tramite rogatoria, sarebbe stato accertato come quel denaro fu utilizzato “nella quasi totalità, per effettuare acquisti non compatibili e quindi non giustificabili con l’oggetto sociale della stessa società”, come riportò Il Fatto Quotidiano. Da ultimo, per i magistrati Becciu finanziò la cooperativa del fratello Antonino con 600.000€ provenienti dai fondi della Conferenza episcopale italiana e 225.000€ provenienti dai fondi della Segreteria di Stato. Secondo l’accusa, i soldi furono adoperati “per finalità diverse da quelle caritatevoli cui erano destinate”.
La decisione inedita del rinvio a giudizio del cardinale Becciu
La decisione di rinviare a giudizio il cardinale Becciu non ha precedenti nella storia recente del Vaticano. È stata infatti resa possibile dalla nuova normativa introdotta dal Pontefice, il quale ha stabilito come anche i cardinali e i vescovi debbano essere giudicati dal Tribunale Vaticano, previo il suo stesso assenso. Il Pontefice aveva privato Becciu dei diritti connessi al cardinalato quando i pm vaticani lo avevano informato sul suo coinvolgimento nelle indagini relative al palazzo di Londra. I rinvii a giudizio sono stati decisi dal presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, su richiesta dei pm del Papa: Gian Piero Milano, Alessandro Diddi e Gianluca Perone.