Una vittima scrive a Barbara Palombelli, parole che lasciano il segno: brividi
La foto è cruda, e non basta il taglio di mezzo volto a renderla meno drammatica. Segni di un pestaggio, sangue e lividi. Patrizia Cadau è una consigliera comunale di Oristano del Movimento 5 Stelle che, da alcuni anni, ha scelto di mostrare i segni della violenza domestica di cui è stata vittima, raccontando il calvario dei processi – il suo è ancora in corso – quando a finire in tribunale sono uomini violenti. Quella foto l’ha ripubblicata oggi sul suo profilo Facebook, dopo aver visto il video dell’inizio della trasmissione di Rete 4 Forum andata in onda ieri sera, e da ieri sera materiale incandescente di polemiche.
Si rivolge, Cadau, direttamente alla giornalista e conduttrice Barbara Palombelli che, in una puntata dedicata appunto alla violenza domestica, ha parlato degli ultimi e troppi casi di femminicidi di questi giorni, chiedendosi e chiedendo al pubblico: “A volte è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati? Oppure c’è stato un comportamento esasperante, aggressivo anche dall’altra parte?
E’ una domanda, dobbiamo farcela per forza, in questa sede, un tribunale”. Cadau, che in tribunale appunto ci va dal 2017, risponde alla domanda: “Gentilissima Barbara Palombelli, questa nella foto sono io, e ci tengo subito a precisare che no, non me la sono andata a cercare, non sono mai, mai, mai stata aggressiva, che non sono mai stata una donna esasperante. Ci tengo a sottolinearlo, a nome mio, e a nome di tutte le sopravvissute, perché l’aggravante dei violenti di casa è proprio quella di approfittare di donne che sono già mezzo morte, dopo anni di soprusi, fatica, intimidazioni, anche di fatica a mantenerli questi uomini violenti, perché sono parassiti che sanno come approfittare delle situazioni.
Quindi no, non avevo fatto niente, né quella volta né tutte le altre: eppure ciò non mi ha risparmiato dall’essere addirittura sequestrata in casa mia, di mangiare e dormire insieme ai miei figli chiusi a chiave di nascosto. Anche mangiare di nascosto, perché secondo il violento con i soldi di casa non si poteva mangiare. Noi, ovviamente, non lui. Non ho fatto niente, se non addirittura intestargli il mio patrimonio immobiliare e tutti i miei soldi, pur di sopravvivere, e sia chiaro, l’ho fatto con una pistola puntata alla testa e la minaccia che mi avrebbe ammazzato i figli, che poi sono di entrambi, quindi suoi. E non è comunque bastato uguale a liberarmene.
Non ho fatto niente ma questo non ha impedito al violento di continuare ad abusare di me e dei miei figli anche con la minaccia armata”. E’ un lungo post di sfogo, quello della donna che, anche con il suo ruolo pubblico, raccoglie testimonianze di altre donne vittime di violenza domestica e racconta cosa vuol dire subirla. Tanto da fare, Cadau, una domanda tanto retorica quanto forte alla stessa Palombelli: “Lei ha mai sentito la canna di un’arma premuta alla testa o in bocca? No vero?
Si ritenga fortunata e non ci faccia la morale con tanta spocchia. Palombelli, ritengo che lei sia parte del problema, non me ne voglia: ritengo la sua cultura, causa di quanto è accaduto e continua ad accadere a me, la ritengo responsabile del silenzio e dell’omertà cui siamo costrette a vivere grazie a parole come le sue: di una violenza insopportabile. La ritengo responsabile e a questo punto dovrebbe solo chiedere scusa. A tutte. A tutte quelle che si alzano la mattina e non sanno se la sera saranno ancora vive per raccontare quello che le sto raccontando io”.