Non è la Rai, dopo 30 anni, una delle protagoniste decide di vuotare il sacco
Trent’anni fa, il 9 settembre del ’91, andava in onda per la prima volta, dal Centro Palatino di Roma, Non è la Rai. Uno studio televisivo pieno di ragazze giovanissime pronte a fare carte false pur di avere una manciata di minuti di celebrità cantando o ballando. Per molte di loro – cominciando da Ambra Angiolini arrivando a Claudia Gerini, Laura Freddi, Miriana Trevisan, Antonella Elia, Sabrina Impacciatore, Alessia Mancini – la vera celebrità è esplosa dopo il programma, in onda su Italia 1, diventato presto un cult.
A ideare il format che trasformò il linguaggio televisivo e stravolse la vita delle sue protagoniste adolescenti, improvvisamente investite da un successo degno di star hollywoodiane, Gianni Boncompagni. A lui molte devono la loro carriera, altre invece non lo considerano il pigmalione che tutti al contrario immaginano. Claudia Gerini, ad esempio – che con lui, 40 anni più grande, ebbe una relazione ai tempi di Non è la Rai – tempo fa in un’intervista disse: “Mi è stato vicino ma non professionalmente.
A livello lavorativo non ha aggiunto e non ha tolto niente”. Qualcuna, invece, oggi al posto di celebrare il trentennale con vecchi ricordi e video di repertorio, si toglie qualche macigno di dosso. A rompere il silenzio sui social è Laura Colucci, una delle ragazze che per anni ha fatto parte del programma. “Questo sarà un post con pochi like” scrive su Facebook, consapevole della scomodità di certe parole, e continua: “Io purtroppo non sopporto l’ipocrisia, l’incoerenza e soprattutto l’omertà.
Ho avuto il privilegio di partecipare ad una trasmissione televisiva che per un periodo è stata molto seguita. Il privilegio di far parte a 21 anni di un gruppetto ristretto che guadagnava più di un direttore di banca. Di andare a concerti, discoteche, ristoranti, non pagare ed essere la benvenuta, di firmare autografi come una diva. Ma tutto questo, che apparentemente poteva sembrare e noto che purtroppo continua a voler sembrare una favola, celava aspetti vomitevoli che avrei voluto conoscere in età più avanzata”. Laura non usa mezzi termini:
“Non c’è niente di fiabesco in Non è la Rai, lo sappiamo tutti ma nessuno lo dice. E non mi riferisco al fatto che lui (Boncompagni, ndr) a 60 anni conviveva con una minorenne, perché non sta a me giudicare, ma a tante altre schifezze. Un po’ di decenza, un po’ di onestà intellettuale. Non era una favola signori, era tutto ciò che di più spietato e crudo vivi se fai parte del mondo dello spettacolo. Forse scriverò un libro. Forse inizio oggi”. Sotto al post di Laura Colucci non solo sono arrivati i like di cui dubitava, ma anche i commenti di altre ragazze di Non è la Rai. “Lo so, ti ricordi?
Ne parlammo” scrive Elena Zanobbi, che ricorda le stesse cose: “Troppe cose sappiamo. Ho delle cose che tengo per me (del dopo Non è la Rai), che in confronto i racconti di Asia Argento diventano la favola di Biancaneve e i sette nani. Ma come dici tu serve un buonissimo avvocato, così il rischio è di sembrare solo una in cerca di visibilità”. Laura ringrazia lei, Alessia Vallesi e Marzia Cipollini Sassi, “le uniche che si sono esposte”. E continua a far riflettere condividendo un brano di Vasco: “Il grande Vasco Rossi nella canzone che scrisse per noi, Delusa, lo chiamava il ‘lupo’. Ascoltate le parole. Coraggioso e intuitivo”.