Morto Gino Strada, fondatore di Emergency
Gino Strada è morto oggi all’età di 73 anni. La conferma è arrivata all’Adnkronos da fonti vicine ad Emergency, la Ong fondata dallo stesso Strada. Ancora incerte le cause della morte, ma il Corriere riporta che da tempo Strada soffriva di problemi di cuore. Fonti vicine alla famiglia hanno spiegato all’agenzia Agi che al momento della morte il medico si trovava in Normandia. “Nessuno se l’aspettava. Siamo frastornati e addolorati. È una perdita enorme per il mondo intero. Ha fatto di tutto per rendere migliore il mondo. Ci mancherà tantissimo”. Ha ribadito la presidente di Emergency Rossella Miccio commentando la morte del fondatore.
Dalla medicina agli scenari di guerra
Nato nel 1948 a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, Strada si laurea prima in medicina alla Statale di Milano e poi si specializza in Chirurgia d’emergenza. Fin da giovane viaggia soprattutto in cenari difficili, come Africa e Asia. Nel 1988 si unisce alla Croce Rossa per fornire assistenza ai feriti in zone di guerra come Pakistan, Etiopia, Thailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia.
E proprio a partire dall’esperienza nelle guerre in Ex-Yugoslavia, Strada decide di creare con la moglie Teresa Sarti una Ong tutta sua e nel 1994 fonda Emergency. L’obiettivo dell’organizzazione, che nel tempo sarebbe arrivata a operare in oltre 18 paesi, sarebbe stato quello di fornire assistenza e cure a tutte le popolazioni colpite dai conflitti ma anche di combattere fame e povertà
La battaglia sui migranti
Negli ultimi anni Strada ha ingaggiato dei veri e propri duelli con i governi di mezzo mondo, Italia compresa. Sempre critico sul dossier sanitario, nel tempo ha battuto soprattutto sul tasto dell’accoglienza e della gestione dei flussi migratori, in particolare dando appoggio alle ong che operano nel Mar Mediterraneo nel soccorso dei migranti che tentano di raggiungere le coste italiane. Tra il 2018 e 2019 si è spesso scontrato duramente con il governo Conte e soprattutto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, per il quale non ha lesinato parole molto dure. Salvini, disse nel settembre del 2018, “vanta l’elemento più caratteristico del fascismo, cioè il razzismo”.