“Ferocia disumana”. Chiara Gualzetti, emergono dettagli sulle azioni dell’amico che l’ha uccisa
Valsamoggia, omicidio di Chiara Gualzetti, parlano i genitori della 15enne. La scoperta del cadavere della 15enne e la disperazione di due genitori di fronte a una realtà tristemente irreversibile. Il ritrovamento del corpo privo di vita di di Chiara è avvenuto nel Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio: una tragedia che è giù andata incontro alla confessione del killer, ovvero dell’amico coetaneo di cui Chiara non avrebbe mai dubitato.
Scuotono non poche riflessioni, le parole con cui spesso Chiara parlava di se stessa e del rapporto ancora tutto da scoprire con il proprio corpo in una fase di crescita importante per ogni adolescente: “Mi dicono che ho un bel corpo, mi dicono che sono intelligente e bella. E va sempre a finire che quando lo dicono, lo dicono per approfittarsi del mio corpo e della mia intelligenza… Oppure spariscono perché si stancano di provare a usare il mio corpo e si stancano della mia intelligenza”.
Parole che continuano a risuonare, tra le confessioni del killer e lo strazio dei genitori della ragazza, che non avrebbe mai pensato di andare incontro alla morte affidandosi alla compagnia del caro amico: “Sicuramente Chiara si fidava di lui. È praticamente un amico di famiglia. Un ragazzo che ha fissato un appuntamento, come mi raccontava il padre ieri sera, è andata a prenderla a casa”, afferma l’avvocato della famiglia, Giovanni Annunziata.
“Quale migliore condizione di serenità per un genitore sapere che la figlia va a fare un giro accompagnata da un amico. Se questa è la premessa nessun genitore potrebbe mai immaginare un epilogo di questo tipo. È disumano immaginare una cosa del genere. Non è un comportamento umano”, aggiunge il legale. “Non si tratta di un colpo di pistola, di una azione che ha una durata diversa da un atto singolo, e la cosa più significativa è anche la condotta successiva, aver cancellato i messaggi, aver cercato di normalizzare una vicenda che va qualificata come un atto di disumana ferocia”.
La cosa necessaria è fare giustizia rispetto ad una bambina di 15 anni che per ragioni incomprensibili non ha avuto il diritto di vivere. Saranno gli esperti a stabilire la sua capacità di intendere e volere, tuttavia, empiricamente posso dire che la premeditazione, l’organizzazione, la volontà e la capacità di cancellare le tracce per un delitto così efferato è poco compatibile con il profilo di un folle”. Al contempo sotto choc la madre del killer: “Sono ancora in una bolla e non so neanche come sta mio figlio”.