“Incidente di laboratorio”. Nessuno se lo aspettava, la notizia improvvisa
Facebook non eliminerà più i post che affermano che il Covid-19 è stato creato in un laboratorio cinese. Lo ha detto un portavoce dell’azienda al sito Politico, riconoscendo il rinnovato interesse per questa pista nelle indagini internazionali sulle origini del coronavirus. Fino a ieri, infatti, sia Facebook che le altre piattaforme online, hanno cercato di frenare i post riguardanti le informazioni sull’origine del Coronavirus.
Ma ora che l’idea di un virus creato e forse sfuggito per sbaglio da un laboratorio non è più considerata eresia, c’è il cambio di linea. La mossa di Facebook combacia con la scelta della Casa Bianca di sostenere un’indagine sulle origini del Covid-19 dopo che il Wall Street Journal ha riferito che tre scienziati del Wuhan Institute of Virology sono stati ricoverati in ospedale alla fine del 2019 con sintomi coerenti con il virus. Risultati che hanno ridato vigore al dibattito sulla cosiddetta teoria del lab-leak di Wuhan, fino a qualche settimana fa liquidata come una teoria del complotto.
Il presidente americano Joe Biden mercoledì scorso ha annunciato di aver ordinato all’intelligence di “raddoppiare” gli sforzi per scoprire l’origine del virus, pretendendo una relazione definitiva entro 90 giorni. Biden ha anche rivelato che la stessa intelligence è divisa tra due teorie sull’origine del Covid-19 e ha affermato che questa nuova indagine chiarirà “se è emerso dal contatto umano con un animale infetto o da un incidente di laboratorio”.
Negli ultimi tempi l’attenzione si è concentrata sull’idea che il virus possa essere sfuggito accidentalmente dal laboratorio. Studi genetici hanno trovato difetti nella proteina che utilizza per legarsi alle cellule umane. E queste sarebbero caratteristiche che probabilmente sarebbero state evitate, se qualcuno avesse cercato di progettare un’arma biologica. A febbraio scorso, Facebook aveva dichiarato guerra alle informazioni fuorvianti sulle origini del virus, creando una serie di regole stringenti su alcune parole chiave.
Da mercoledì scorso, però, come ha fatto sapere un portavoce della società californiana, le discussioni sulle origini del virus sono state escluse dalla black-list: “Alla luce delle indagini in corso sull’origine di COVID-19 e in consultazione con esperti di salute pubblica, non rimuoveremo più dalle nostre app l’affermazione secondo cui COVID-19 è prodotto dall’uomo“, hanno fatto sapere da Facebook in una email inviata a Politico. “Stiamo continuando a lavorare con esperti sanitari per stare al passo con la natura in evoluzione della pandemia e aggiornare regolarmente le nostre politiche man mano che emergono nuovi fatti e tendenze”.
Come dicevamo, altre piattaforme, tra cui Twitter, sono alle prese con norme stringenti sulle informazioni riguardanti il virus. Ma la mossa di Facebook segna il primo grande passo verso la teoria della fuga dal laboratorio di Wuhan. Ora è difficile capire se anche gli altri si adegueranno. I portavoce di Google, per ora non hanno rilasciato dichiarazioni in merito. Proprio su Google, giova ricordarlo, vigono restrizioni molto forti sulle tematiche relative alle origini del virus. Emblematico il caso del giornalista dell’Espresso, Fabrizio Gatti, finito nella black list per aver scritto un libro che tratterebbe i temi covid “in modo inadeguato”