Draghi, l’indiscrezione è clamorosa: non resterà a lungo Premier: il motivo
Come abbiamo segnalato l’altro giorno anche l’ultimissima versione inviata in Parlamento del Pnrr di Mario Draghi (273 pagine multi colorate scritte con caratteri piccolissimi contro le precedenti 337 pagine in nero e blu scritte però con caratteri più grandi) si discosta assai poco se non pochissimo non solo dall’ultima versione dello stesso documento a firma Giuseppe Conte, ma anche da tutti i Piani nazionali di riforma (mancava la resilienza) che l’Italia da anni manda alla commissione europea per rispondere con tanta carta alle sue ripetute raccomandazioni di finanza pubblica.
E allora dove è la differenza per cui tanto si auspicava che Draghi accettasse di scendere in campo prendendo le redini del governo italiano? La risposta è semplicissima, in una parola sola. La differenza col marchio Draghi è stata tutta in una telefonata. Quella da lui fatta alla signora che guida la commissione Ue, Ursula von Der Leyen per garantire che la solita sbobba di parole rovesciata su Bruxelles non fosse scritta sulla polvere. “Quelle riforme verranno fatte, avete la mia parola”.
Ed è proprio quella che ha un peso in Europa: la parola di Draghi. Nessuna parola di nessun altro leader politico o e presidente del Consiglio italiano vale due soldi fuori da questi confini. Quella di Draghi sì. Per questo motivo Sergio Mattarella l’ha voluto lì: senza di lui, senza l’uomo che dando la sua parola silenzia qualsiasi capo di Stato in Europa, l’Italia non avrebbe ricevuto nulla. Fosse restato Conte inutile raccontare altre leggende: ci avrebbero fatto un bel “marameo” al momento buono dell’apertura dei cordoni della borsa. Con Draghi no, è il peso è davvero tutto nella sua persona e ovviamente nella sua storia: i documenti si scrivono e si buttano nel cestino ogni anno, gli uomini che li scrivono sono sempre gli stessi:
alti funzionari soprattutto del ministero dell’Economia che non sono cambiati un granché in questi anni. Ma proprio perché tutto poggia sulla sola parola di un uomo per quanto “pesante”, hanno rilievo non poche delle piccole modifiche del Pnnr dell’ultimissima versione rispetto alle precedenti. Le differenze sono tutte nei tempi di applicazione delle riforme promesse, che dove cambiati slittano più in avanti,. Quel che era 2022 diventa 2023, quel che accennava all’inizio del 2023, entrerà in vigore entro il 2024 o all’inizio del 2025.
Altre nel primo o nel secondo quadrimestre del 2026. Non sfugge agli occhi di chi legge quelle date un fatto non banale: anche volendola fare correre fino alla sua fine naturale questa legislatura terminerà all’inizio del 2023. E solo fino a quel momento l’attuale presidente del Consiglio potrebbe resistere al suo posto e quindi garantire la parola data alla Von Der Leyen e agli altri potenti di Europa. Non essendoci più lui (perché ritornando al voto tutto diverrebbe più incerto e questo schema da governissimo non potrebbe più essere proposto), che garanzie avrebbe la commissione europea sull’attuazione di riforme per lei essenziali per dare tutti quei miliardi all’Italia? Nessuna. A meno che…
L’Unione europea ha bisogno di un garante, che ai loro occhi è Draghi, il solo italiano di cui si fidino davvero. Sanno (e lo vediamo quando è all’opera) che il suo mestiere non è quello dell’uomo politico, ma anche che un ruolo istituzionale da garante per eccellenza in Italia c’è: è quello del Capo dello Stato. Incarico ben ricoperto da Sergio Mattarella in oltre 6 anni, ma che fra 9-10 mesi dovrà avere una successione. Fosse per le istituzioni europee non ci sarebbero dubbi: l’uomo che più vorrebbero a quel posto è proprio l’attuale premier italiano. Un garante che per sette anni sia in grado di garantire non solo tutti gli italiani, ma anche tutti gli altri europei: chi meglio di Draghi che ha quel patrimonio di fiducia fuori dai confini e al loro interno è riuscito a costruire la coalizione politica più larga e frastagliata che si ricordi tenendo insieme gli opposti? Sì, quel Recovery diventa soprattutto un Recovery SuperMario sul Colle…