La multa al bimbo disabile in un’Italia meno umana
In quel gruppetto di persone qualcuno ha visto una festa proibita, o addirittura un terribile «assembramento». Invece era solo un po’ innocuo di calore umano, un minimo di amicizia, necessaria in un momento che è difficile per molti e difficilissimo in quella casa dell’hinterland milanese. Nel cortile condominiale c’era solo una bottiglia di tè accanto a una boccetta di disinfettante per le mani. Questa la «festa» di compleanno di «Antonio», un dodicenne di Cesano Boscone che pochi mesi fa ha scoperto di essere affetto dalla sindrome di Tourette, un disturbo neurologico molto duro da affrontare anche psicologicamente. Non c’era musica in quella «festa» improvvisata nel cortile di casa. Non c’erano palloncini, non c’era neanche la torta. C’era un po’ di socialità, quella che anche uno specialista ha consigliato ad Antonio dopo 5 mesi di isolamento senza scuola. Insomma, era una «festa» per modo di dire, lo era solo nel cuore degli invitati: la mamma, la nonna, qualche vicino e i bambini che giocano nel cortile. Tutti all’aperto e con regolare mascherina.
Eppure la Polizia locale ha verbalizzato che era una festa. I vigili sono arrivati e hanno multato i presenti: 400 euro a testa. «Dura lex sed lex», ha commentato il sindaco Simone Negri. «Summum ius, summa iniuria», ripetevano i romani, come a dire che nell’applicazione più rigorosa del diritto può verificarsi la peggiore delle ingiustizie se manca il buon senso. Oltretutto, che sia rigorosa è questione dibattuta. Fabio Raimondo (Fdi) ha presentato un’interrogazione per chiedere «in base a quale norma la Polizia locale sarebbe autorizzata a entrare in un cortile condominiale». La mamma di Antonio è il contrario di una «negazionista» e non naviga certo nell’oro, in questo periodo, ma non è la multa ciò che le fa più male. Antonio le ha detto: «Ci mancava solo questa».