Le mani degli africani su droga e immigrazione. Cosa nostra si salda con la mafia nigeriana
La saldatura di Cosa nostra con la mafia nigeriana per gestire il traffico di droga e il «salto di qualità» dei trafficanti di uomini di diverse nazionalità africane. Il resoconto della Questura di Palermo sulle attività svolta dal marzo 2020 al marzo 2021 mette in luce come nell’ultimo anno si siano strutturati la gestione dei due comparti criminali e i rapporti tra associazioni che li controllano.
La saldatura tra Cosa nostra e mafia nigeriana
In particolare, per quanto riguarda il traffico di droga, la Questura fa riferimento a due diverse indagini condotte dalla Squadra mobile di Palermo che hanno portato alla luce l’esistenza di una «criminalità ibrida caratterizzata dall’alleanza tra storiche famiglie di Cosa Nostra e mafia nigeriana». Le operazioni ricordate sono due: la “Sister White” del 19 dicembre dello scorso anno e la “Showdown” del 4 febbraio.
Palermo «inondata con fiumi di droga»
In entrambe i poliziotti della Mobile palermitana hanno smantellato gruppi criminali stranieri, «ormai vere e proprie associazioni mafiose capaci di inondare di fiumi di droga le strade del capoluogo». Il rapporto quindi, confermando quanto già emerso anche a livello nazionale, parla della mafia nigeriana come di «una delinquenza priva di scrupoli anche in relazione alla dimostrata capacità di distruggere ogni forma di competizione interna dei gruppi criminali di connazionali, concorrenti nel perseguimento di analoghi, lucrosi, interessi criminali».
Il «salto di qualità» dei trafficanti africani
Sul fronte del contrasto all’immigrazione clandestina, poi, la polizia di Palermo ha dovuto fronteggiare «un reato che ha fatto un salto di qualità non indifferente. Connotandosi per la transnazionalità dei suoi autori e delle tecniche criminali messe sul campo». Nel rapporto, che fa riferimento in particolare all’Operazione Glauco 4, si legge che le indagini hanno permesso di smantellare associazioni che favorivano l’immigrazione clandestina in Italia e «ricorrevano ad illegali prestazioni e dazioni di denaro per soddisfare gli esosi onorari di chi organizzava e gestiva i viaggi della speranza dall’Africa alle coste siciliane». In particolare, l’operazione fece emergere la violenza dei trafficanti eritrei ed etiopi e i legami che intercorrevano con i loro “basisti” in Italia.